Ci sono quelle cose che da bambino leggi sui libri o vedi sullo schermo del cinema e pensi “Magari!”.
Ho sempre avuto un’attrazione morbosa verso le barche. A volte penso che in una vita precedente non potessi essere altro che un marinaio.
Probabilmente è tutta colpa dei miei genitori che da quando ero praticamente in fasce mi hanno portato ogni anno fino alla maggiore età sul traghetto (quelli mitici delle FS) direzione l’amata Sardegna.
Beh, dicevamo…ah, ecco “Magari!”. Una di quelle cose che ho sempre desiderato era navigare con una nave attraverso i ghiacci, sentire la prua che infrange una moltitudine di piccoli iceberg e il suono che viene amplificato da tutta la chiglia.
E ora dopo 35 anni posso dire di averla fatta. L’occasione si è presentata qui a Québec. Come ormai ben saprete la parola Marzo qui non è sinonimo di primavera. La temperatura non ne vuole sapere di avvicinarsi allo zero, ma il sole questa mattina ha deciso di brillare con tutta la sua potenza, e il paesaggio innevato non fa altro che moltiplicare la luminosità. Il cielo che io mi ricordi non è mai stato così azzurro.
Insomma oggi è la giornata ideale per attraversare il Saint-Laurent, il fiume di Québec, tra i più lunghi di tutto il Nord America. L’acqua non è sempre visibile perché a ricoprirla c’è un tappeto di ghiaccio e neve che si estende a perdita d’occhio.
Ci avviciniamo alla banchina da dove dovrà salpare il ferry boat che collega le due sponde tutto il giorno, dalla mattina alla sera. Acquistiamo due biglietti andata/ritorno. Siamo i primi a salire. Veniamo seguiti da poche decine di altre persone. Le auto che vengono parcheggiate nella “pancia” del traghetto si possono contare sulle dita di una mano.
La passerella viene innalzata.
E come vittima di un incantesimo torno bambino. Con il naso rivolto all’ingiù ad ammirare a bocca aperta lastre di ghiaccio finire in frantumi dopo essere entrate in contatto con le lamiere dell’imbarcazione. Lo so può sembrare un’esagerazione, persino una sciocchezza. Ma il fascino è reale credetemi. Il rumore dell’incedere della barca, il freddo pungente che ti fa mancare il fiato, il cielo di un colore da Cappella Sistina e questo fiume che a volte non capisci se è acqua oppure se è terraferma.
Tutto è perfetto. Tutto è come me lo sono sempre sognato.
Ma stavolta non è un sogno. Io sono qui, adesso.
Capitano, avanti tutta!
Lucia - Respirare con la Pancia
Ho letto con gli occhi felici.. immagino la bellezza.. Sembra di essere in un sogno, forse il tuo! Non vorrei essere sempre banale dicendo “bravissimo”, ma devo ammettere che è l’unica parola. Stai emozionando con questi articoli, si “sente” che lo stai vivendo con tutto te stesso.
Elisa
Ciao Lucia, scusa il ritardo nel risponderti! Beh, devo ammettere che è stato proprio facile parlarne, perché la bellezza del Québec è davvero travolgente!