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Miprendoemiportovia - Blog di viaggi

Bar du Village

Un viso che racconta storie, rughe che testimoniano le esperienze di una vita e un sorriso che ti fa subito sentire bene. Capelli bianchi raccolti, occhiali sulla punta del naso.

 

Bar du Village

Lei si chiama Marie-Claude e mi ricorda un po’ la dolce signora Minù, cartone animato giapponese che accompagnava i miei pomeriggi da bambina e un po’ una mia cara prozia che vedevo poco ma che quando incontravo mi dava sicurezza, forse erano le braccia forti o il sorriso sincero di quando ti guardava dritto negli occhi e sembrava dirti sempre “va tutto bene“.

 

Ma non divaghiamo e torniamo a Marie-Cluade che gestisce da sola le bar du village a Château-Ville-Vieille, uno degli otto villaggi del Queyras che ho visitato la settimana scorsa.
Il ristorante d’inverno è composto da una stanza con cinque-sei tavoli per circa una ventina di coperti.
D’estate si può mangiare all’esterno nel bel giardino.
bar du village
Questo è proprio uno di quei posti che piacciono a me, a noi, perché non sembra di essere in un ristorante ma bensì ospiti a casa di Marie-Claude (in effetti lei ci abita per davvero qui, nella stanza attigua che si intravede attraverso la porta a vetri a fianco della grande stufa in ghisa nera che scalda la stanza e le mie membra infreddolite dai meno dieci gradi della giornata).

 

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Alle pareti, sulle mensole, nelle vetrinette, ovunque insomma ci sono galline, in ceramica, in legno, in metallo.
Marie-Claude ha arredato il locale con alcune galline che aveva comprato in giro e poi i clienti hanno fatto il resto regalandogliele da ogni dove.

 

Qui il menu è tipico francese ed il piatto forte è la fonduta di formaggio blue del Queyras, super! E’ una di quelle cose che, vi giuro, crea dipendenza. Marie Claude ne porta sorridente e soddisfatta un bel pentolino e ci apostrofa “se ce la fate a finirla tutta mi chiamate che ci spezziamo dentro un uovo“.
bar du village

 

Quest’ultima è un’usanza tipica che permette di raccogliere tutto il formaggio che, ahimè, altrimenti rimarrebbe attaccato al fondo della pentola. Alla fonduta si accompagna una tisana o un po’ di vino bianco, l’acqua è bandita in quanto appesantirebbe troppo la digestione.

 

L’atmosfera che ho respirato nel ristorante di Marie-Claude mi ha ricordato il negozio di Marcellina sull’Amiata e l’osteria del matto di Spoleto.

 

Quei luoghi mitici che valgono il viaggio.
Infatti io da Marie-Claude ci tornerei domani.

 

Ciao siamo Elisa e Luca, due viaggiatori incalliti che hanno fatto della loro vita un viaggio senza fine. Ci siamo entrambi licenziati da un lavoro che ci piaceva ma che non ci permetteva di vivere la vita che volevamo. Abbiamo un cuore rock’n’roll che batte all’unisono e un’anima gipsy. Il nostro motto? I sogni nel cassetto fanno la muffa, quindi tiriamoli fuori che la vita è lì che ci aspetta!

Comments:

  • 27 Gennaio 2015

    Bello Elisa…
    Mi fa anche un po’ rabbia, perchè il progetto della Gianoteca era proprio questo: ma in Italia, si sa, per via di 8 cm per un bagno per i portatori di handicap che non c’è, la legge non me lo permette…
    Vorrei tanto chiedervi se Marie-Claude aveva il bagno per i portatori di handicap, ma so già quale sarà la risposta…
    Bello.
    Sicuramente un luogo del cuore…

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  • goodnightandtravelwell

    13 Febbraio 2015

    Che posto carino: caldo e molto accogliente.

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