Roma caput mundi, Roma caput cucinae. Ok, scherzo, ma sono tantissimi i piatti tipici che la capitale ha saputo inventare, rielaborare e sfornare nei secoli. Si tratta di una cucina povera, sostanziosa, abbondante e molto rustica ma che negli ultimi anni ha solleticato la creatività anche degli chef più blasonati. E poi diciamolo, chi non conosce la carbonara o l’amatriciana? Non nomino a caso due primi piatti: la pasta è la regina della tradizione romana, ben accompagnata da tantissime altre specialità da leccarsi i baffi. Andiamo quindi a scoprirne qualcuna, insieme ad alcuni posti dove mangiare a Roma.
Cosa e dove mangiare a Roma: cominciamo dall’inizio
Antipasto: la panzanella romana
La panzanella romana più che un antipasto rischia di essere praticamente un pasto, ma noi vogliamo assimilarla alle bruschette e proporla così, per aprire lo stomaco. Si tratta di pane raffermo bagnato condito con olio, sale, pomodori e basilico, tipico anche di altre regioni, su tutte la Toscana. Ingredienti semplici e contadini che insieme, magicamente, moltiplicano i loro sapori.
Dove mangiare a Roma la panzanella
Il primo posto dove mangiare a Roma che ti suggeriamo è un’istituzione: la Sora Lella. Sì, proprio quella dei film di Verdone! Espressione verace di una certa romanità, il ristorante di Elena Fabrizi, sorella del grande Aldo Fabrizi, è da decenni un punto fermo in città, anche se può sembrare turistico. Pensa invece che – SPOILER – ha anche vinto la puntata di Quattro ristoranti dedicata alle trattorie della capitale!
Nota bene: la location è imperdibile, proprio sull’Isola Tiberina, tra il Ghetto di Roma e Trastevere.
Via di Ponte Quattro Capi, 16
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Cosa e dove mangiare a Roma: passiamo alle cose serie
I Primi: Carbonara
La Santissima Trinità romana è carbonara, amatriciana, cacio e pepe. Ovvero la tripletta dei primi piatti più conosciuti e apprezzati a Roma e in tutto il mondo. Certo, all’estero trovi le interpretazioni più disparate… in particolare la carbonara vanta il primato di piatto più ‘maltrattato’, spacciato in versioni… diciamo originali. E pensare che i puristi storcono il naso già per l’uso della pancetta invece del guanciale…
La ricetta doc della carbonara prevede spaghetti o rigatoni, uova, pecorino, guanciale, sale (per cuocere la pasta) e pepe.
Dove mangiare a Roma la carbonara
Naturalmente la carbonara la trovi in tutte le trattorie e in molti ristoranti più chicchettoni, ma noi ti suggeriamo l’osteria Flavio al Velavevodetto. Il locale ha una sede in Piazza dei Quiriti, quartiere Prati, ma preferiamo quella a Monte Testaccio, collina formata dai cocci delle antiche anfore da olio che è possibile vedere nelle sale interne. Di grande atmosfera il cortile esterno e soprattutto la terrazzetta con l’edera, cui si accede da una stretta scala a chiocciola.
Via di Monte Testaccio, 97
I Primi: Amatriciana
L’amatriciana, lo dice anche il nome, è nata ad Amatrice, paesino in provincia di Rieti purtroppo noto negli ultimi anni per via del devastante terremoto. Il piatto ha origini antichissime e influenze abruzzesi ma è transumato insieme ai pastori in tutto il Lazio e anche a Napoli. Grazie proprio ai napoletani, che nel ‘700 cominciarono a coltivare il pomodoro, questo venne aggiunto alla ricetta iniziale che era invece ”in bianco” e si chiamava gricia.
Grazie ai secolari scambi, e alla forte presenza di osti amatriciani a Roma nel secondo ‘800, l’amatriciana è stata adottata dai romani con qualche variante. A cominciare dai bucatini, che abbiamo preferito agli spaghetti. A diverse varianti corrispondono diverse dispute, sia tra gli stessi romani sia tra romani e amatriciani, ma tutti concordano sull’uso del guanciale e non dell’aborrita pancetta.
Insomma, l’amatriciana sarebbe un’evoluzione della gricia che si preparava ad Amatrice, che non prevedeva il sugo. Oggi la gricia (pasta, pecorino, pepe, guanciale) è in pratica considerata una ‘amatriciana in bianco’ e ha tantissimi estimatori.
L’amatriciana prevede bucatini (a Roma), guanciale (di Amatrice), sale, peperoncino, pomodori, pecorino romano (o di Amatrice) grattugiato, olio, vino bianco. In alcune varianti romane c’è la cipolla (non usata ad Amatrice) oppure l’aglio e il pepe invece del peperoncino.
In ogni caso, Amatrice si è attivata per far riconoscere la ricetta in un vero Disciplinare di produzione e ha ottenuto il marchio di Specialità Tradizionale Garantita. Per i puristi, questa ricetta STG non prevede cipolla e tanto meno la pancetta, e richiede tassativamente gli spaghetti.
Dove mangiare a Roma l’amatriciana
Ti suggeriamo Da Teo, un nome una garanzia (anche per tanti altri piatti) in un contesto super pittoresco. La trattoria, che ha anche un bel dehors, è infatti immersa nei vicoli di Trastevere. Non nella zona considerata della movida, che pero’ è anche più turistica, ma in una parte più tranquilla e molto suggestiva. Da Teo vedrai tanti turisti ma fidati: è un punto di riferimento anche per i romani e per chi lavora in zona (tra cui noi).
Piazza dei Ponziani
I Primi: Cacio e pepe
A completare il trittico d’oro c’è la cacio e pepe, altro piatto semplice e genuino ma di grande sapore. Gli ingredienti? Beh, lo dice il nome stesso: formaggio e pepe, ma il gusto sta tutto nella cremina che per riuscire bene pretende il pecorino romano. Non solo, ma deve essere pure al giusto grado di stagionatura! Formato di pasta tipico: i tonnarelli.
Dove mangiare a Roma la cacio e pepe
Suggeriamo un locale non proprio alla buona, a dimostrazione che i piatti tradizionali romani per quanto rustici non sfigurano nemmeno in posti più chic. L’Antica Pesa, ai margini di Trastevere e vicino al bellissimo Orto botanico, è un locale storico un po’ formale anche se d’ispirazione rustica, e non economicissimo. Comunque un buon indirizzo, poco turistico.
Via Garibaldi
I primi: Minestra broccoli e arzilla
Non solo pasta però per il popolo romano: citiamo una minestra doc e molto gustosa e che riunisce i broccoli romaneschi, deliziosi, con l’arzilla che nel dialetto romanesco è la razza. Un altro ingrediente considerato poco pregiato ma molto versatile. La zuppa romana è davvero un’esplosione di gusto e di gusti differenti, tra l’amaro, il dolce e il piccante.
Dove mangiare a Roma la minestra broccoli e arzilla
Salita dei Crescenzi, 31
Cosa e dove mangiare a Roma: il piatto forte
I Secondi: Coda alla vaccinara
Se l’amatriciana l’abbiamo fatta nostra ma non lo era, piatto romanissimo è invece la coda alla vaccinara, ovvero la coda del bue stufata e poi condita con varie verdure e pomodori pelati. Questa ricetta mostra alla grande le origini popolane e povere della cucina romana. Mentre i primi piatti citati derivano dal mondo contadino, qui ci spostiamo nel mondo dei vaccinari, che lavoravano la carne al mattatoio. La coda infatti è la regina del Quinto Quarto, ciò che rimaneva dell’animale dopo che i quattro quarti, ovvero le parti anteriori e posteriori, erano stati venduti ai benestanti che potevano permetterseli. Il quinto quarto è quello che c’è in mezzo e poco altro, essenzialmente frattaglie, trippa, pajata (l’intestino del vitello non svezzato: un capitolo a parte meriterebbero i rigatoni co’ a pajata), cervello e lingua.
La ricetta della coda alla vaccinara ha due varianti principali, entrambe pluridecennali. In una, a differenza dell’altra, la salsa è a base di cacao amaro, pinoli e uva passa. In entrambi i casi, la preparazione è molto lunga ma il risultato è veramente succulento. Il nostro consiglio è di provarla!
Dove mangiare a Roma la coda alla vaccinara
Anche questo piatto è diffusissimo ma ti suggeriamo Checco er carrettiere, ristorante osteria nel cuore di Trastevere, a due passi da Piazza Trilussa, tutto basato sulla cucina povera e saporitissima romana.
Via Benedetta, 10
I Secondi: Trippa al Sugo
Impossibile non parlare della trippa al sugo, anche per rimanere nel mondo del Quinto Quarto. La versione romana della trippa prevede sapori e profumi intensi, legati all’uso del pecorino romano, del guanciale, della menta e del pomodoro.
Dove mangiare a Roma la trippa al sugo?
Un indirizzo è Checchino dal 1887, nel cuore di Testaccio, che tra trippa e pajata offre anche un menu… vegetariano!
Via di Monte Testaccio, 30.
Cosa e dove mangiare a Roma: il contorno
I contorni: carciofi alla giudia
Il titolo di contorno più buono tra i piatti tipici romani a nostro gusto se lo contendono i carciofi e le punterelle, che sono le parti più tenere del ciciorione (catalogna spigata) e che con la tipica e immancabile salsetta alle alici sono una vera delizia. Ma siccome io e Federico siamo dei gran carciofari, IL contorno che secondo noi proprio non puoi perderti a Roma è il carciofo alla giudia, ovvero fritto intero senza pastella e aperto a fiore. Una nuova dimensione del concetto di ‘fritto’ e un gran piatto della tradizione culinaria giudaico-romana.
Dove mangiare a Roma il carciofo alla giudia
Lo trovi quasi ovunque, magari anche molto buono, ma il carciofo alla giudia va rigorosamente mangiato al Ghetto, il quartiere ebraico di Roma, e in particolare da Giggetto al Portico d’Ottavia. Un’ottima scusa per girare un quartiere a volte un po’ trascurato dai visitatori ma ricco di storia. Il ghetto romano infatti è il secondo più antico del mondo. Inoltre si trova a due passi dal Tevere e dal Centro, e dal dolce, come vedemo tra poco.
Via del Portico d’Ottavia 21/a
Cosa e dove mangiare a Roma: il dolce
E’ rimasto uno spazietto? Sì dai! I dolci che sto per proporti sono davvero un must a Roma.
Il dolce: il maritozzo
Il primo è più da colazione, di certo non lo si mangia dopo un pasto, ma se lo trovi va bene anche nel pomeriggio durante una pausa dalla scoperta della città, o dopo aver fatto nottata (ma attento alla freschezza). E’ il maritozzo, una specie di panino dolce e soffice, di forma tipo palla da rugby, spaccato a metà e ripieno di panna montata. Un trionfo di zuccheri ma anche di bontà! Pensa che hanno pure inventato il maritozzoday, che cade il 7 dicembre.
Dove mangiare a Roma il maritozzo
Lo trovi (non sempre) in tantissimi bar e purtroppo non sempre all’altezza, ma ci sono alcuni indirizzi top:
- Dar Maritozzaro, a Porta Portese, ‘baretto’ molto verace
Via Ettore Rolli, 50, 00153
Via dello Statuto 60
- Bar Romoli, nel Quartiere Africano. Il bar delle mie domeniche dopo il pranzo da nonna, con tutta l’atmosfera di una volta
Viale Eritrea 140/144
Il dolce: crostata ricotta e visciole
Passiamo a un dolce da fine pasto (burp!) che va benissimo a qualsiasi ora del giorno e della notte! La crostata ricotta e visciole è qualcosa di paradisiaco. Di tradizione ebraico romana, il posto dove mangiarla è assolutamente il ghetto. Piu’ precisamente alla pasticceria Boccione. Attenzione che ad agosto è sempre chiusa, infatti noi non siamo mai riusciti a festeggiare i nostri compleanni con una meravigliosa fetta di questa torta eccezionale che unisce la freschezza della ricotta di pecora all’asprigno delle visciole (piccole ciligie sul tipo amarene) in un connubio di rara delizia. Sembra ipercalorico, lo è, ma si vive una volta sola!
via del Portico d’Ottavia 1
Il caffè a Roma
A questo punto ci sta bene un bel caffè! Roma abbonda di bar ma già che ci sei perché non provare delle specialità, come il caffè con la cremina del caffè Sant’Eustachio? Per scoprire altri posti dove concederti una pausa tra storia e gusto leggi il nostro articolo sui caffè storici di Roma.
Piazza di Sant’Eustachio, 82
Dove mangiare a Roma piatti tipici: qualche altro indirizzo
Arrivati alla fine di questo ricco menu possiamo dirti che la tradizione romana è ricca di tanti altri piatti poveri e saporitissimi: dagli gnocchi alla romana ai saltimbocca alla romana, dall’abbacchio a scottadito ai pomodori col riso, dai fagioli con le cotiche alle animelle e altro ancora. Se vuoi sbizzarrirti a scoprirli tutti, puoi cercarli nei ristoranti tipici a Roma che ti abbiamo già consigliato. Ma vogliamo lasciarti con qualche altro indirizzo su dove mangiare a Roma a cena o a pranzo, sempre per quanto riguarda i piatti tipici:
Via Mastro Giorgio, 29
Via Marmorata, 39
Via dei Giubbonari, 21
Via dei Reti, 46 – San Lorenzo
- Betto e Mery, imprescindibile per chi voglia ”mangiare ignorante” e certamente non turistico
Una chicca finale:
- L’Osteria di Monteverde, dove la tradizione viene innovata nel segno del gusto. E’ stata citata dal New York Times fra le cose da fare in 36 ore a Roma. Si mangia benissimo e l’ambiente è rustico. Personalmente, dovrò sacrificarmi e tornare ad assaggiare il polpo.
Via Pietro Cartoni, 163/165
Pronto per il tuo viaggio nel gusto della Città Eterna? Buon appetito!
Simona e Federico
Ana
Ciao,
Ottimo contributo, ci aiuta molto. Siamo alla ricerca di idee di altri viaggiatori e questo blog ci ispira molto. Grazie per l’input.
Che fame ho!
Un abbraccio.