
Artigianato a palazzo: un viaggio intenso tra saperi, tradizioni, storie e passioni
Occhi profondi, sguardo timido e nelle mani una sapienza che non immagineresti mai in un ragazzo così giovane. E’ Paolo Benvenuti, uno degli artigiani under 35 premiato da QN-La Nazione nell’ambito del concorso “Blogs & Crafts” di Artigianato e Palazzo.
Sarà stato il caso ma lui è il primo artigiano che ho fotografato, il primo che ho visto all’opera quando sono entrata nel giardino Corsini per visitare questa mostra e quello che più mi aveva colpito per la sua inarrestabile energia: per tutti i giorni della mostra è stato chino sul pezzo che stava scolpendo con assoluta concentrazione, senza mai fermarsi, in un rapporto simbiotico tra lui e la sua opera.
Credo che la sua immagine rappresenti davvero bene lo spettacolo che lo scorso weekend questa manifestazione ha regalato ai suoi visitatori: un tuffo in un mondo fatto di passione, competenza, grande dedizione per antichi mestieri, che però hanno saputo rinnovarsi portando avanti una tradizione tutta italiana che è quella dell’artigianato artistico.
Parlando di artigianato mi sembra quasi di sminuire il lavoro di questi artisti, perché è di artisti che stiamo parlando: dell’arte che incontra il saper fare e si traduce in opere che prendono vita dalle loro mani per diventare poi parte del nostro quotidiano quando le acquistiamo.
Quando ho visto le meravigliose creazioni di orafi come Matteo Petta o Simone Mencherini o i ceramisti Andrea Biagini e Barbara Staccioli, ma anche chi lavora con i tessuti o chi crea scarpe su misura come la Calzoleria Pedrocchi o Piedaterre, ho pensato che la perfezione di quegli oggetti fosse qualcosa di più del semplice lavoro “fatto a mano”. Ci si riempie spesso la bocca di questa espressione e forse siamo un po’ troppo abituati a usare il termine “artigianale”. Visitando questa mostra ho riscoperto il suo significato più autentico e ho trovato del magico in quello che creano questi artigiani.
Come sempre nei miei viaggi, quello che mi colpisce di più sono le storie che stanno dietro alle persone che incontro e in questo weekend ad Artigianato e Palazzo ne ho ascoltate tante, ognuna con il proprio fascino.
Sono rimasta conquistata da Laura Rovida, una ragazza giovane con la passione per la tessitura, che ha girato il mondo studiando in diverse scuole e che ha trovato un modo nobilissimo di coniugare la sua abilità di tessitrice con la sostenibilità ambientale: recupera la lana delle pecore da latte e carne, che altrimenti andrebbe buttata, per creare tappeti e tappezzerie per la casa. Vederla tessere utilizzando un antico telaio a mano è qualcosa di emozionante.
Mi ha colpito il lavoro di Emy Petrini, designer d’interni, che utilizza tralci di vite e resti di potature per creare lampade e oggetti ornamentali per arredare le abitazioni e far rivivere la natura dentro le mura di casa. Sono stata catturata da Mazzanti e le sue piume, sapienza artigianale che ha ereditato dal nonno, un turbinio di colori nel quale ci siamo perse provando cappelli, spille e cerchietti dalle forme più bizzarre.
Definire Artigianato e Palazzo una mostra è decisamente riduttivo. Nelle mostre solitamente guardi ciò che ti viene mostrato, sei uno spettatore passivo. Qui abbiamo avuto anche la possibilità di fare, di metterci in gioco e provare a imparare un mestiere artigianale, come ad esempio intrecciare un cesto in compagnia di Giotto Scaramelli, che insegna con pazienza e dedizione una tradizione molto antica. E mentre tieni tra le dita i giunchi cercando di non sbagliare l’intreccio, la tua mente si svuota e riscopri il piacere di realizzare con le tue mani qualcosa di semplice, concreto, che sa di vero.
Osservare, imparare a fare, ma anche gustare. Sì, perché uno dei momenti più piacevoli lo abbiamo vissuto a “Ricette di famiglia”, un appuntamento biblio-gastronomico condotto da Annamaria Tossani. E’ stato un po’ come sedersi a tavola con amici, riscoprendo il piacere della lentezza nel preparare le pietanze, parlando di tradizioni culinarie passate che rivivono in forme nuove, di donne che hanno riempito i piatti della storia italiana, assaggiando piccole creazioni preparate da chef, che ci hanno fatto riscoprire piaceri semplici e proprio per questo raffinati.
Un viaggio intenso quello fatto nella splendido Giardino di Villa Corsini, grazie a Giorgiana Corsini e Neri Torrigiani che da vent’anni curano con passione questa mostra. Un viaggio fatto di antichi mestieri ma soprattutto di persone appassionate. Un viaggio di storie e di ricordi, di conquiste e di creatività. Un viaggio nella Firenze più autentica, quella delle botteghe e delle loro committenze, quella della tradizione artigianale d’eccellenza italiana tutt’altro che assopita, ma viva più che mai nelle mani di questi artisti.