
Visitare Porto con gli occhi di chi ci vive
Dopo la laurea ho vissuto quasi un anno a Londra, dove lavoravo come cameriera, scrivevo recensioni di libri, mostre e locali per un blog e facevo uno stage come assistente editoriale per un magazine online di design e viaggi.
Nonostante l’esperienza mi abbia insegnato tantissimo e regalato grandi soddisfazioni, Londra è per me una città difficile. Pur essendo abituata a Milano, è una città troppo veloce e frenetica, dove sei investito dalle quantità incredibile di stimoli per fare e vedere cose ma non hai la possibilità di farlo a causa del ritmo che la tua vita prende, fra turni in ristoranti affollati e viaggi infiniti in autobus. Sentivo il bisogno di un ritmo più lento, di un clima più adatto ai miei geni calabri e dei piaceri semplici che ti danno un piatto di buon cibo o un espresso bevuto a un tavolino al sole.
Passi: ovvero un modo diverso di visitare Porto
Una serie di coincidenze mi ha portato a Porto, dove sono al secondo anno della laurea magistrale in Multimedia, insegno italiano, lavoro como receptionista in una guest house e traduco libri per bambini…ah e dove ho imparato a parlare e scrivere in Portoghese e a non spaventarmi quando l’Atlantico si arrabbia.
“La prospettiva Nevskij” uno dei più famosi racconti di Nikolaj Gogol’ inizia con la rappresentazione della vita di Pietroburgo attraverso la descrizione delle persone che si vedono passare lungo l’infinita via principale, la Prospettiva Nevskij durante una giornata qualsiasi. Spesso le descrizioni partono dai piedi, dal tipo di scarpe indossate, la velocità, l’energia e il ritmo dei passi.
Penso che sia una forma efficace di descrivere una città, raccontando indirettamente le storie delle persone che la abitano o la attraversano, per mezzo delle immagini sfuggenti delle loro scarpe che percorrono le strade, a volte da sole, a volte in mezzo a tante altre, con passi lenti e stanchi, di fretta, o con quel passo leggero ed entusiasta di quando si visita un posto nuovo.
Perché l’anima di una città sono le persone che ospita.
Ho cercato di fare un ritratto della città che mi ospita, Porto, attraverso le individualità che si incontrano camminando lungo le sue viette ombrose, i ponti sul Douro investiti dal sole e dal vento atlantico e le piazze con le tipiche piastrelline bianche e nere che brillano nei giorni di pioggia.
Ho scoperto che il Mercato del Bolhao non sarebbe stato lo stesso senza quell’uomo solo e ben vestito che camminava per i banchi quasi deserti, le ripide stradine del centro non avrebbero la stessa atmosfera senza i passi rumorosi delle poche donne tanto coraggiose da provare ad arrampicarvisi a passo svelto coi tacchi alti, il ponte Don Luis I non sarebbe stato lo stesso senza quell’anziana donna che probabilmente camminava verso casa, l’unica, fra tanti turisti, a non soffermarsi sulla vista mozzafiato verso la foce e l’Oceano.
Porto è ognuna di queste persone, ciascuna di quelle scarpe, ognuno di quei passi sulla calçada.
Perciò se decidete di visitare questa cittadella sporta sull’Atlantico vi consiglio di farlo a piedi.
Provate a scendere alla Ribeira lungo le scalette che partono dal retro della Catedral da Sé invece che dalla via principale, camminate accanto ai pavoni lungo i viali dei giardini del Palàcio de Cristal.
Se non soffrite di vertigini poi, potete assaporare il buon Porto delle cantine di Gaia attraversando il fiume lungo il Ponte Don Luìs I; oppure sedervi sul muretto lungo il Passeio das Virtudes al tramonto, lasciar dondolare i piedi giù dalla ringhiera e vedere il sole scendere esattamente lì, dove il Rio Douro diventa oceano mentre probabilmente una famiglia starà arrostendo sardine in un churrasco improvvisato alle vostre spalle.
Non dimenticate il caffè e Pastel de Nata al mattino e la Francesinha a pranzo, se invece volete stare più leggeri approfittate dei prezzi ridicoli del pesce sempre fresco e andate fino a Matosinhos dove l’aria è pervasa dal suono delle onde instancabili dell’Atlantico e dal profumo del pesce grigliato per strada.
Insomma, andate piano, come vivono qui, prendetevi il vostro tempo e assaporate Porto, la luce dei suoi tramonti infiniti, i silenzi irreali di alcune strade del centro e le grida dei venditori al mercato, imprimete nella memoria i sapori di una cucina semplice e genuina, e quell’ospitalità e calore umano simile a quello del Sud Italia seppur con una nota di Fado e malinconia propria di una città antica dell’estrema periferia d’Europa, che si è sempre sentita appartenere più a quell’Oceano infinito e sconosciuto che alla terra alle sue spalle.
Erika | Viaggi del taccuino
Bellissimo questo racconto! Adoro il Portogallo e capisco benissimo Flavia quando parla del bisogno di ritmi più lenti, del calore di quel paese magico. Spero di incontrarci presto da quelle parti 🙂
Goodnight and travel well
Bellissimo post, scritto in modo appassionato e delicato. Anche io non amo le città troppo caotiche e frenetiche perchè mi sento spaesata, quasi spersonalizzata.
Patrizia
Bellissimo articolo! Mi piacerebbe saperne di più sull’autrice avrei da farle miliardi di domande ? Si riesce?!
Elisa e Luca
Ciao Patrizia
cerchiamo di mettervi in contatto <3