Oggi è venerdì, un venerdì particolare perché è il venerdì prima delle feste di Natale e le nostre tate collaboratrici hanno deciso di farvi un regalo, scrivere un post a sei mani con idee e suggerimenti per visitare Istanbul. Sei mani e sei occhi di tre donne viaggiatrici: Cristina, la Vale e Giorgia. Buona lettura e fateci sapere cosa ne pensate nei commenti.
Visitare Istanbul con gli occhi di Cristina Pasin
Istanbul è l’emblema della Turchia: una città a cavallo tra due mondi, l’Oriente e l’Occidente, che convivono in un equilibrio perfetto. Non c’è una parte senza l’altra, anzi, l’una alimenta l’altra in modo armonioso ed è proprio questo che mi ha colpito più di tutto.
Due mondi che riflettono le due anime della città: da una parte la forte attrazione verso la modernità con gli alti grattacieli dei quartieri nuovi e le vie pullulanti di negozi alla moda di via Istikal Caddesi, dall’altra l’attaccamento alla tradizione e al ricco passato che si respira nel quartiere di Sultanahmet. Attraversando la città passi continuamente da una suggestione all’altra senza perdere il senso di unicità e di identità. E’ una sensazione particolare davvero affascinante.
Per trovare un po’ di Istanbul autentica, lontano dalle zone battute dai turisti, per provare a immergersi nella vita quotidiana della città e dei suoi abitanti, il mio consiglio è quello di raggiungere la sponda del Bosforo dalla parte della città vecchia di Sultanahmet.
Non ci sono attrazioni particolari da vedere, qui bisogna solo sedersi su una panchina o passeggiare sulla banchina a osservare le famiglie del posto che preparano un pic nic sedute sull’erba, bambini che fanno volare gli aquiloni, gruppetti di amici che giocano al tiro al bersaglio sull’acqua. Si respira un’atmosfera intima e tranquilla, cogliendo tutto il fascino di un normale pomeriggio a Istanbul.
[ctt title=”Bere tè il çayay per i turchi é qualcosa di molto radicato nella cultura del Paese, un vero e proprio rito.” tweet=”Bere tè, il çay per i turchi, è qualcosa di molto radicato nella cultura del Paese, un vero e proprio rito cit. @cristinapasin” coverup=”eFbYp”]
E se poi si consuma di fronte su una terrazza panoramica ammirando il panorama sul Bosforo, diventa una vera e propria esperienza indimenticabile!
Un posto che consiglio è l’Anemon Galata Hotel, un elegante albergo posto proprio di fronte alla Torre di Galata. Basta prendere l’ascensore e salire all’ultimo piano dove si trova un bel bar ristorante tutto vetrato con una terrazza che si affaccia sulla Torre e sul Bosforo. Sedersi lì sorseggiando un buon çay al tramonto è un’esperienza da vivere.
Visitare Istanbul con gli occhi della Vale
È difficile isolare, tra il mare di impressioni e sensazioni raccolte a Istanbul, la cosa o il luogo che mi ha colpito di più. È proprio la sovrapposizione di caratteristiche diverse – e talvolta contrastanti – che rende questa città complessa e incredibilmente ricca: per il visitatore, una successione infinita di suggestioni storiche, di profumi e odori, di suoni poco familiari.
Ho avvertito maggiormente questo mix passeggiando nella parte europea e moderna di Istanbul, in particolare nel quartiere di Cihangir. Uscita dall’hotel, ho sentito per la prima volta il canto del muezzin, amplificato dagli altoparlanti: una consuetudine antica, che si avvale della tecnologia per superare il rumore del traffico. Percorrendo le stradine, mi sono stupita per il numero di locali. Tutti piccoli e con un loro carattere ben preciso, con alcuni tavolini all’esterno, e tutti inevitabilmente invitanti.
E poi i negozietti, dove la frutta e la verdura sono un ordinato flash di colori e profumo, e ricordano le nostre botteghe di paese. Infine, arrivando dalle parti di Cukur Cuma Caddesi, i mille rigattieri e antiquari che espongono merci più o meno pregiate per le vie in discesa, dove non solo si sta in equilibrio per poter sbirciare tra la mercanzia, ma anche tra i vari decenni del secolo scorso – o almeno così mi è sembrato.
La parte antica della città, con le moschee, i bazaar e il Topkapi, è più facilmente comprensibile perché testimonianza tangibile della storia letta nei libri e studiata a scuola, e forse risponde meglio all’immagine evocata dal nome “Istanbul”.
[ctt title=”Ma per me, Istanbul è riassunta da quella passeggiata a Cihangir” tweet=”Ma per me, Istanbul è riassunta da quella passeggiata a Cihangir. cit. @lavalebellotti per @miportovia” coverup=”6xiqH”]
un luogo a tratti familiare, a tratti molto esotico, che non ha ancora ben deciso a quale secolo appartenere.
Visitare Istanbul con gli occhi di Giorgia
Ho poco tempo, devo ridurre a tre cose da vedere a Istanbul. Ma Istanbul non è solo da vedere.
Devi vedere le due Istanbul dal punto di vista privilegiato di uno yacht. Navigare sul Bosfofo con l’Europa da un lato, l’Asia dall’altro e notare le differenze. Il ragazzo dell’equipaggio ti porge la tua vodka in un bicchiere di cristallo dal design indiscutibilmente pacchiano, intorno gente di cui sai nome cognome, indirizzo email (non privato) e basta, ma se riesci a stare lì, Istanbul fa una sfilata tutta per te, pavoneggiandosi nelle sue luci, nei suoi dislivelli e nella sequenza di minareti, uno più bello dell’altro.
Se chiedi ai residenti che hai a fianco di nominarti le moschee che si vedono, sentirai nomi che non troverai in nessuna guida, quindi devi vederle da lì, perché poi rintracciarle sulla terraferma diventa impossibile.
Il muezzin che canta non devi vederlo, devi sentirlo e non puoi non sentirlo. Si sentono in tutta Istanbul alla stessa ora dagli altoparlanti. Cerca di essere in un posto isolato, cerca di essere nel silenzio. Lo senti anche se non vuoi, ma ci sono le situazioni in cui lo senti diversamente. L’ho sentito dal tetto di un’azienda in pausa sigaretta a 40 km dal centro, eppure ancora Istanbul. L’ho sentito anche il primo giorno di Ramadan sul terrazzo della camera d’albergo davanti al mare, fuori dal personaggio. Il muezzin non avrebbe apprezzato il mio whiskey, ma io ho apprezzato molto la misticità del suo canto.
Anche il cibo non hai bisogno di vederlo, ma di mangiarlo, anche se è pure bello da vedere. Lasciatevi il tempo di provare tutto, vi odierete le due ore successive perché il baklava ha concluso il pasto con il peso specifico di un tondino di ferro sul vostro stomaco, ma quelle due ore si dimenticano facilmente, il cibo no.
[ctt title=”Per vedere Istanbul devi mangiarla” tweet=”Per vedere Istanbul, devi mangiarla. cit. Giorgia #tatacollaboratrice di @miportovia” coverup=”erGfO”]
Se dovessi citarvi un posto solo vi dico Kasibeyaz. Ce ne sono diversi ad Istanbul, io ero in quello più lontano dal centro, ovviamente, vista superstrada, fabbriche e negozi di arredamento con le pubblicità in russo. Se proverete quello a ridosso del Bosforo, al mangiare potrete aggiungere un altro Vedere.