
Viaggio a Catania tra street food e consigli local
Catania ci è bastata vederla una volta di sfuggita per innamorarcene. Catania vibra di vita. E’ un tuffo nel cuore della Sicilia che oggi visitiamo insieme a Salvatore, special guest di questo mercoledì e siciliano doc che ci porta a conoscere il suo street food e alcune chicche da non perdere. Buona lettura.
Siamo tutti un po’ turisti e un po’ viaggiatori, ma sicuramente in un modo o nell’altro conserviamo dentro di noi almeno un ricordo legato alle nostre origini, al posto da cui proveniamo, indipendentemente dal fatto che ci viviamo ancora o no.
Io ormai vivo a Roma da quasi vent’anni, ma fino ad allora sono cresciuto in Sicilia, ammirando da un lato il mare e dall’altro la vetta (a volte innevata) dell’Etna. Conservo ancora vivido il ricordo, nonostante fossi un bimbetto, di una gita di famiglia incentrata sull’eruzione lavica del momento (e probabilmente sull’incoscienza giovanile dei miei genitori e parenti vari siccome si poteva ancora essere a due metri dal fiume di lava ed essere a distanza di sicurezza).
Cosa vedere a Catania
Catania, checché se ne dica, sotto diversi aspetti è una città molto più friendly di tante altre del nord, è una città in cui è ancora viva la testimonianza di culture che si sono incrociate lasciando segni tangibili del loro passaggio, dalla cucina, all’architettura, dalle tradizioni ai tratti somatici (e sfatiamo il mito del siciliano dalla pelle olivastra, vi basti sapere che di tre fratelli, io avendo gli occhi castani sono quello più mediterraneo, finché non mi faccio crescere la barba che è rossa però).
Catania è una di quelle città che secondo me vanno viste almeno una volta nella vita e non lo dico perché sono di parte (o forse sì) per vederla ti basta una giornata, certo intensa, ma con una giornata ce la fai, anche a farcirla con esperienze enogastronomiche di tutto rispetto.
Potrebbe essere utile avere a disposizione una piantina della città per orientarti prendendo come punto di riferimento la piazza del Duomo, in cui sarà impossibile non notare il simbolo cittadino, un elefante di pietra lavica posto al centro della piazza.
Nella piazza convergono due strade importanti: via Vittorio Veneto e Via Etnea (che va verso nord, verso l’Etna).
Dalla piazza andando verso sud dal lato di Via Garibaldi si passa a fianco ad una fontana (detta “l’Acqua o Linzolu”, per via del fatto che l’acqua “cade” come un lenzuolo steso) e al tipico mercato del pesce, quello che noi chiamiamo “a Piscaria”, che offre un vero e proprio spettacolo gratuito di folklore. Se poi si prosegue ancora verso sud si arriva al Castello Ursino.
Parallelamente a via Etnea invece è possibile passeggiare su via dei Crociferi, in cui chiese barocche, conventi e palazzi storici fanno bella mostra di sé ed il Teatro Romano, che non si vede dalla strada, perché è “nascosto” dietro una fila di case.
Una visita la meritano anche il monastero benedettino (se ne hai voglia e tempo entra, ne vale la pena) e la Chiesa di S.Nicolò, raggiungibile da via Quartarone.
Da non perdere il caratteristico porticciolo di San Giovanni “Li Cuti” ed il porto di Ulisse ad Ognina (mi raccomando si pronuncia con l’accento va sulla “o”) in cui sicuramente non mancheranno i pescatori di ritorno dalle loro uscite notturne.
Lo street food di Catania
Polpette di cavallo: si trovano solo in centro storico davanti alle macellerie equine
Sangeli: sanguinaccio nel budello di maiale, puoi mangiarle all’angolo di alcune strade del centro
Cipollina: pasta sfoglia farcita di pomodoro, cipolla, mozzarella e prosciutto cotto al forno;
Cartocciata: pane farcito con prosciutto cotto e pomodoro
Arancino (rigorosamente con la O): a Catania è a forma di piramide e da siciliano ti consiglio di mangiare solo nella versione classica (riso allo zafferano, carne a pezzi, piselli e mozzarella)
Cassata, cannoli, Iris (una brioche, anzi una broscia, svuotata da sotto e farcita con crema, poi panata e fritta)
Panzerotti: di pasta frolla farciti con crema classica o al cioccolato e poi spolverati con zucchero a velo, ripropongono i seni della giovane S.Agata, asportati durante il martirio (per differenziarne il ripieno alcuni NON hanno il “capezzolo”)
Se il mio post ti ha incuriosito, parlami del luogo da cui vieni tu o che porti nel cuore, non vedo l’ora di leggerlo e viverne l’esperienza.
salvatore
Grazie per avermi ospitato..
😉