Di buon’ora ci dirigiamo al molo di Gili Air. L’intenzione è di acquistare i biglietti delle otto per la public boat, direzione Bangsal, Lombok. Yousuf, sguardo furbo di chi la sa lunga, si propone di aiutarci, contrattiamo il prezzo e acquistiamo un biglietto shuttle come dicono qui, un pacchetto che comprende il viaggio in barca più minivan per una destinazione a scelta. Di Bangsal si dice sia un luogo ostico per i turisti, pieno di procacciatori d’affari, per questo motivo organizzare lo spostamento da Gili si rivela un’ottima scelta. Dopo venti minuti di barca fra turisti e gente del posto sulla spiaggia ad aspettarci troviamo Amed con un largo sorriso e ancora ci sorprendiamo di quanto la gente incontrata in questo viaggio sia affabile.
Lombok significa peperoncino ed infatti appena usciti dal porto incontriamo distese di queste coltivazioni, passiamo per mercati di paese, incontriamo scimmie ai bordi della strada e ci inerpichiamo su montagne con il mare sempre all’orizzonte.
Arriviamo a destinazione dopo due ore di saliscendi, la terra è arida e le montagne sempre presenti formano spiagge idilliache. Kuta, che con la Kuta di Bali ha solo il nome in comune, è un paese agricolo piuttosto arretrato dove lo sviluppo turistico sembra ancora agli albori.
Il paesaggio è meraviglioso fra palme da cocco e baie che si susseguono una dopo l’altra per kilometri.
Ciò che ci lascia con l’amaro in bocca perchè non riusciamo a non vederlo se non dal nostro punto di vista è l’esercito di bambini che cerca di vendere braccialetti ai turisti a qualsiasi ora. La gente del posto, i responsabili dei locali li trattano amorevolmete e ci spiegano che è un hobby, un modo per pagarsi gli studi e imparare l’inglese ma noi non riusciamo a convincerci.