Buongiorno a tutti è con grande piacere che questo mercoledì torniamo ad ospitare la penna in senso figurato) di Giorgia, ve la ricordate? E’ l’autrice del post sul matrimonio in Giappone che tanto vi aveva entusiasmato. Eccola qui, di nuovo, con un bellissimo racconto.
“Sto uscendo di casa per andare a casa, ma in realtà io a casa ci vado raramente”.
Non mi ricordo chi ha detto questo né dove l’ho letto, ma mi fa sorridere perché é una condizione in cui mi sono trovata decine di volte. Come il giovedì mattina uscendo di casa per venire qui a Bolzano. Sono tornata in una delle mie “case” a trovare gli amici e a gustarmi il Novembre di Bolzano prima del delirio dei mercatini natalizi. Se vivi, come vivevo io, in centro storico a Bolzano, il mese di paradiso (turistico) dei mercatini, lo vivi come una parentesi di inferno in terra .. tutto ciò benché io sia anche ben allenata a vivere a Rimini d’agosto. Giusto per farsi un’idea. Quando vai a casa, sai anche quando è il momento giusto per tornarci, quindi ogni anno io e mio marito andiamo a Bolzano tra Ottobre e Novembre per il Torgellen, un momento di festa altoatesina, prima dell’invasione da parte delle orde con le corna di renna in peluche e suonatori di fisarmonica che suonano per 18 ore la stessa canzone (sotto la tua finestra).
Anche quest’anno, dunque. Come da 5 anni a questa parte.
La prima volta che ho fatto il Torggelen ero a Bolzano da 2 mesi ed era una festa aziendale. L’unica cosa che ricordo distintamente è il mio titolare che teneva il ritmo per i colleghi che cantavano, usando due cucchiai uno contro l’altro: era chiaramente fuori tempo, ma non glielo diceva nessuno; credo che ognuno di noi fosse a suo modo fuori tempo ma perfettamente in sintonia con il resto in quel momento, d’altronde.
Quest’anno siamo arrivati a Bolzano per il ponte del 1° Novembre: Marco da Treviso (casa sua?), io in treno da Lugano (casa nostra). Non ho mai fatto un Torgellen nello stesso ristorante e quest’anno i ragazzi ne hanno proposto uno alternativo, di venerdì a pranzo in un ristorante che è riuscito a fondere la familiarità del “hof” classico a dei dettagli più ricercati e meno tradizionali, sia nell’architettura con il suo pavimento fatto con tronchi a rondelle e pareti in pietra naturale e i piatti classici ma serviti in maniera alternativa come il tris di dolci di castagne impiattato come in un ristorante di cucina molecolare, anziché le semplici caldarroste.
Ugualmente impeccabile.
Se fate un Torggelen (ma in generale se siete in Sud Tirolo) abbiate fame, abbiate sete. I piatti che vi porteranno saranno tutti gustosi e vi basteranno per un giorno intero e il vino non vi sembrerà invece mai abbastanza. Abbiate anche tempo da perdere, perché non è mai l’ora per andare via da questi posti: ti vien quasi voglia di sdraiarti sulle panche e stare lì a chiacchierare all’infinito. Se ci vai la sera vorresti avere una stanza al piano di sopra e i locandieri (che lo sanno) potrebbero anche averne una, se siete fortunati.
Dopo tutto ciò mi chiederete: ma quindi che cosa è ilTorgellen, che si fa?!
Niente. Non è una sagra, non ci sono le bancarelle (non comprerete roba inutile a meno che non lo vogliate, ma non avrete la scusa del Torgellen), nemmeno una sfilata di carri. Il Torgellen è una sensazione, è un profumo. È quella sensazione che ti fa venire voglia di tornare in Alto Adige (che ci abbiate mai vissuto o meno) per guardare il rosso delle montagne, il giallo delle vigne spoglie, per visitare le sue cantine e, vagando, finire a mangiare il miglior bauerntoast del mondo in una bettola al limite dell’assurdo.
Il Torgellen è, per me, Bolzano in Autunno.
Ditemi che cos’è per voi.
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