Stop over ad Abu Dhabi

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Uomini con lunghe tuniche e copricapi bianchi con al fianco donne in abiti neri che il piú delle volte lasciano intravedere solo gli occhi. Siamo atterrati negli Emirati Arabi. Abbiamo sei lunghe ore di stop over e propio non ci va di passarle tutte all’interno dell’aeroporto di Abu Dhabi. Al controllo passaporti ci fanno uscire senza farci pagare alcun dazio intimandoci peró di tornare due ore prima che l’aereo decolli. Nostro malgrado dobbiamo rivedere l’idea di cenare a Dubai. Mentre ci mettiamo in coda al punto informazioni turistiche in men che non si dica organizziamo una macchina con driver che ci porterá, insieme ad una famiglia di Bergamo, in giro per la città. Lui si chiama Mohamed Shanti viene dal Bangladesh ed è qui da tredici anni. Ci spiega, nel suo sdentato inglese, che lo Stato accetta chi ha un lavoro regolare ma non permette  i ricongiungimenti famigliari e chi non riesce a trovare lavoro viene rimandato al Paese di provenienza. L’aria all’esterno è caldissima nonostante siano già le nove di sera e il tasso di umidità è talmente alto che le mani si bagnano. Mohamed ci porta a Yas Island per vedere il circuito di Formula Uno, alla Moschea, al Marine Mall e all’Emirates Palace. E’ il mese del Ramadam e tutto è avvolto da una strana atmosfera ovattata complice anche la nebbiolina causata dall’eccessiva umidità. Questa città. nata solo sessant’anni fa. non riesce a conquistarci nonostante i suoi palazzi sontuosi che ospitano hotel da 5 stelle superior e i grattacieli dotati di un’architettura avanguardistica. Ci incuriosisce peró sapere come diventerà in futuro questa città che sta puntando sul turismo ed ha avviato la costruzione di un cultural district in cui sorgeranno il Louvre, il Guggenheim ed il Maritime museum.

Published by
Elisa e Luca

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