Stati Uniti con bambini piccoli: il viaggio di Niccolò 16 mesi
Qualche mese fa sulla nostra pagina facebook Giulia ci ha annunciato che sarebbe andata negli States insieme al suo piccolo. Durante il viaggio ha continuato ad aggiornarci parlandoci anche dei contrattempi che hanno incontrato. Al ritorno curiosi di conoscere il viaggio per filo e per segno le abbiamo chiesto se le andava di raccontarcelo come special guest del mercoledì ed ecco qui il risultato. Buona lettura!
3 settimane fly&drive, nessun programma, 4 adulti e 1 bebè all’avventura.
Manuale di sopravvivenza.
Fin dall’inizio il nostro viaggio coast to coast ha avuto difficoltà a decollare. La perdita di lavoro, problemi di salute vari e l’incognita “aereo+16mesenne” hanno reso l’organizzazione faticosa e piena di punti di domanda.
Ma alla fine siamo partiti.
Le uniche cose certe erano gli aerei che avremmo preso, l’albergo di Chicago e un elenco dei locali visitati da Man Vs Food!
Stati Uniti con bambini piccoli: il volo
La nostra avventura è partita da Bologna il 2 agosto.
Viaggiare con un bimbo piccolo, almeno per noi, è stato un vantaggio. Per i voli internazionali, operati da Iberia, al momento del ceck-in, ci sono stati offerti i posti di fronte al muro che divide la prima classe dalla turistica. Il che significa possibilità di allungare le gambe e ampio spazio di movimento. Iberia prevede l’imbarco preferenziale e a bordo il personale è stato gentilissimo e molto disponibile.
Il piccolo Nicolò ha affrontato 9 ore di volo senza battere ciglio!
Stati Uniti con bambini piccoli: diario di viaggio giorno per giorno
1-4 giorno: Chicago
Stanchi per il viaggio abbiamo optato per un taxi, ma consigliamo vivamente la metro. Comodissima, porta in centro in brevissimo tempo e fa risparmiare 60$ di taxi!!!
Abbiamo alloggiato al Public Chicago, a pochi passi dalla metro e dal lago Michigan, nella downtown, design curatissimo, personale giovane e gentile.
Dimenticatevi i freddi inverni che caratterizzavano le puntate di ER. In agosto, Chicago, è una perfetta meta balneare. Il lago è circondato da una spiaggia bianchissima, e per il colore, la grandezza e il clima sembra proprio di essere al mare.
Come anticipato, in questo viaggio ogni decisione è stata presa ‘al minuto’. Per un’interior designer come me, però, è d’obbligo la visita al quartiere di Frank Lloyd Wright (periferia a 40 minuti di metro dal centro) dove si trova anche la casa di Hemingway e, da non perdere, un’occhiata a Eataly, per assaporare un po’ di casa Italia (quella vera, non quella all’americana…).
4-7 giorno: Las Vegas
Con bimbo e malanni vari al seguito, abbiamo rinunciato alla parte on the road centrale dove ci sono parecchi tratti semi deserti e in agosto le temperature schizzano.
Abbiamo alloggiato al Trump Hotel che, ironia, è quello che ci è costato meno. A Las Vegas dal lunedì al giovedì gli alberghi costano pochissimo perché i giocatori riempiono la città nei weekend. Las Vegas è nel deserto e fa caldo, soprattutto di giorno il sole picchia parecchio.
Non serve organizzare chissà che: Las Vegas è come Gardaland! Da qui, ogni giorno, partono i pulmann per il Grand Canyon ma non fate il viaggio in giornata, noleggiatevi una macchina e dormite nel l’hotel all’interno del parco perchè da Las Vegas sono 4 ore di macchina andare e 4 tornare. In pratica un incubo. Ne è valsa la pena (il Grand Canyon è spettacolare) ma il nostro incubo si è concluso con Nicolò con la febbre a 39!
7-8 giorno: noleggio auto e partenza per Chula Vista
Doveva essere la base per visitare San Diego e il Messico e invece è stata l’infermeria per la convalescenza di Nicolò.
Dopo 48 ore di febbre, per non farci mancare nulla, abbiamo chiamato il 911. Inutile dire che sono organizzatissimi (sì, proprio come nei film), hanno un traduttore al telefono per valutare la situazione, e quando mandano l’ambulanza fanno le cose per bene e mandano pure i pompieri. Mi mettono sull’ambulanza col bimbo urlante e partiamo per il pronto soccorso.
Raccomandazione: fare sempre, ripeto, sempre, un’assicurazione per i viaggi negli States. Per tre ore di cure, un antibiotico e un antidolorifico 1600$ (ma ci hanno fatto lo sconto del 40% quindi abbiamo speso “solo” 1000$).
Le medicine costano uno sproposito. Antibiotico, ibuprofene e paracetamolo per curare quella che si è scoperta essere otite, 57$. E la dottoressa si è pure premurata di darci una tessera sconto!
Spavento a parte, superiamo a testa alta anche questo imprevisto. Nicolò è una roccia e passa le giornate abbracciato a me.
9-11 giorno: Los Angeles
Qui abbiamo alloggiato all’hotel Angeleno. Situato praticamente sotto al Getty Center, resta un po’ fuori dal centro, ma con l’auto ci si sposta molto facilmente.
I giorni a LA sono stati abbastanza concitati a causa degli strascichi dell’otite del pupo, ma armati di 4 ruote e reflex siamo riusciti a vedere tutti i punti più famosi della città: Beverly Hills, Bel Air, Hollywood, Santa Monica. Quello che ci ha colpito più di tutto è come le strade, le case, le vie più famose sono in realtà molto più piccole di come si vedono in tv.
Le spiagge sono bellissime e la vita nei quartieri sull’oceano è esattamente come l’abbiamo vista tutti in “Beverly Hills 90210” o in “Baywatch”: guarda spiaggia in rosso sulle torrette, rollerblade ovunque, artisti di strada.
11-14 giorno: Sequoia National Park
Finalmente tornati alla normalità ci muoviamo in direzione Tulare, quartier generale per la visita al Sequoia National Park.
Qui abbiamo alloggiato al Laquinta Inn&Suite, un delizioso motel con personale gentilissimo e attrezzato di tutti i comfort: piscina, colazione inclusa, lavanderia a gettoni e… il Cool Hand Luke’s Steakhouse dove abbiamo mangiato divinamente. Carne 10lode!
Per il Sequoia National Park lascio parlare le foto.
14-17 giorno: Santa Cruz
Come tappa di riposo tra Tulare e San Francisco abbiamo scelto Santa Cruz, caratteristica località sull’oceano dove si assapora la vita di provincia (considerate che fa 55mila abitanti, più o meno come Mantova), ma con i piedi nella sabbia.
Per farvi capire meglio dirò solo: surf, pontile compreso di leoni marini, luna Park sulla spiaggia, happy hour…
Abbiamo alloggiato all’Ocean Pacific Lodge: accogliente, pulito, comodo al centro.
Ci avviamo verso l’ultima tappa del nostro viaggio. San Francisco è a dir poco stupenda (anche se ci siam beccati l’estate più fredda degli ultimi 30 anni con 18 gradi).
Armatevi di buona gamba perché le strade sono tutte in salita, con pendenze ben oltre il normale, e preparatevi ad ammirare il Golden Gate, Alcatraz, la strada più tortuosa del mondo, i vecchi tram cigolanti.
Per Alcatraz consigliamo la prenotazione con mesi di anticipo. Noi non l’abbiamo fatto e ci siamo dovuti accontentare di due biglietti all’alba. Risultato: i mariti son rimasti in città a fare i baby-sitter!
L’ultimo giorno scorpacciata di gamberi al Bubba Gump. Sì, quello del film, dove fanno i gamberi in mille modi diversi.
Hotel: Nob Hill Motor Inn. Pulito, comodo al centro, personale disponibile.
21 giorno: ritorno in Italia con tappa velocissima a Madrid
Stati Uniti con bambini piccoli: l’opinione di Giulia
Inutile dire bugie, viaggiare con un bimbo piccolo non è per tutti e non è come viaggiare senza bimbi.
Buona parte degli “sforzi” sono finalizzati a far sì che lui si senta protetto come a casa sua, che non gli succeda nulla di grave mentre sei a migliaia di km dal tuo nido sicuro, che sia ben nutrito, vestito, ecc. (E se hai un bimbo che beve solo latte di riso e viaggi in un paese dove si trova col contagocce assicuro che il panico è dietro l’angolo).
Eppure resta un’esperienza assolutamente gratificante e arricchente. Perché alla fine se hai un bimbo piccolo tutti ti parlano e tutti lo adorano. E tu, intanto, conosci gente nuova, parli una nuova lingua e impari la vita vera. Quella che in tv non ti racconta (quasi) nessuno.
Ripeteremo. Non sappiamo ancora dove e quando, ma ripeteremo.
dueingiro.blogspot.it
Bravissimi!!!