A volte mi capita di fare dei viaggi dove a colpirmi non è tanto e solo la bellezza del paesaggio, la magnificenza dei monumenti, la ricchezza di testimonianze storiche di un luogo, ma la sua gente. Per il modo di accoglierti, per la voglia di farti scoprire la propria città.
E’ quello mi che è successo in Val Camonica, chiamata la Valle dei Segni per la presenza in particolare di incisioni rupestri dichiarate Patrimonio dell’Umanità. Una zona meravigliosa della provincia di Brescia, immersa nel verde di vallate rigogliose, ricca di testimonianze archeologiche e di bellezze naturali, abitata da persone che amano queste valli e raccontano storie che testimoniano un grande legame per il proprio Paese. Storie di passione per il proprio lavoro e per le proprie tradizioni.
Storie che lasciano un segno.
Val Camonica, storie di solidarietà: quando il segno è quello del rispetto delle persone e dell’ambiente
A Breno ho avuto il piacere e la fortuna di alloggiare nel primo Ecoworld Hotel Culturale della Lombardia: l’Hotel Giardino.
La struttura è gestita dalla Cooperativa K-PAX Onlus che si occupa di accoglienza e sostegno alle persone in difficoltà e ai rifugiati, alcuni dei quali hanno trovato impiego proprio nell’albergo, che contribuiscono a gestire con efficienza e disponibilità. L’albergo, che risale agli anni 50, è stato completamente ristrutturato recuperando mobili, opere e oggetti di quel periodo, tutto all’insegna dell’ecosostenibilità, la filosofia portante dell’hotel: dalle saponette alle luci, dall’acqua alla produzione di energia, qui è tutto ecologico. Ma non solo: i prodotti serviti nell’abbondante colazione sono interamente a KM 0 e acquistati dal commercio equo e solidale.
L’albergo si è anche legato a un progetto culturale davvero interessante: l’allestimento in ciascuno dei tre piani di opere e attività culturali che valorizzano gli artisti locali. Sono stati chiamati dei professionisti del restauro e della pittura che oltre a recuperare mobili e oggetti insegnano il mestiere alla comunità di rifugiati accolta dalla Cooperativa. Lo trovo un progetto davvero unico nel suo genere e un esempio eccellente di come si possa gestire un’attività come quella di un albergo, contribuendo nel contempo a far crescere e a valorizzare il patrimonio e la comunità locale.
Val Camonica, storie di tradizioni artigiane: una passione per il proprio lavoro che lascia il segno
Nel piccolo paesino di Losine ci accoglie il silenzio e il fascino di un borgo di montagna, dove la vita scorre lenta, scandita dalle abitudini e dalle tradizioni ancora vive dei valligiani.
Qui, tra stretti vicoli e case in pietra, vive un giovane falegname che ha fatto del suo lavoro la grande passione della sua vita. Abbandonato un posto sicuro come guardia forestale per inseguire un sogno, quello di lavorare il legno sua grande passione fin da ragazzo, ha aperto una piccola bottega, la falegnameria Agostini, recuperando una vecchia cantina del Paese.
Partendo da zero e sfidando il destino.
Ma non l’ha aperta in città o in provincia. L’ha aperta proprio nel suo Paese di 600 abitanti, scegliendo di usare solamente legname della Valle. La vita gli ha dato ragione e ora la sua è una bella falegnameria che nonostante sia dotata di macchinari moderni, mantiene il tocco e la sapienza artigiana di un tempo, la stessa che il falegname insegna ai ragazzi della Valle che vengono da lui per imparare il mestiere.
Ma qui non si trovano solo mobili e oggetti per la casa: nell’ambito del progetto di valorizzazione del territorio “Segno artigiano”, fortemente voluto dal Distretto Culturale di Valle Camonica, la falegnameria produce oggetti unici come le riproduzioni delle incisioni rupestri in forma di portachiavi e oggetti da collezione per la vendita ai turisti in visita.
Per raccontare la Valle attraverso il legno.
Qui ognuno contribuisce nel proprio piccolo a far conoscere le bellezze della Valle Camonica.
Val Camonica, storie di sapori: quando la piccola produzione è segno di qualità e amore per il territorio
La Val Camonica offre una grande varietà di specialità culinarie ed enogastronomiche, prodotte ancora secondo tradizione.
Uno dei prodotti principe della cucina camuna è senz’altro il formaggio, fresco o stagionato, come il caprino e la ricotta, che si assaggia accompagnandolo con deliziose marmellate, o anche da solo. Anche i salumi sono buoni e profumati, da gustare con il pane fresco ai cerali, di cui devo dire ho fatto incetta. E cosa dire dei primi di stagione come le tagliatelle al formaggio e tartufo della Valle o l’orzotto ai funghi?
Se poi si conclude il pranzo o la cena con una bella fetta di “spongada”, un pane dolce tipico della Valle, il connubio è perfetto. Dove assaggiarla? Alla storica forneria Salvetti, che prepara i prodotti a mano secondo le antiche ricette della Valle.
Anche i vini sono degni di nota: li abbiamo scoperti visitando una piccola cantina di Losine, gestita da due ragazzi che hanno ereditato l’attività dei nonni. Hanno recuperato alcuni vecchi vitigni dando vita a una piccola ma pregiata produzione di bianchi e rossi IGT tutelati dal Consorzio Vini della Valle Camonica. L’azienda vinicola produce con tecniche biologiche e biodinamiche e ha scelto volutamente di contenere la produzione, che si aggira sulle 1.500 bottiglie l’anno per garantirne la qualità. Ancora una volta, anche per questi ragazzi non si tratta solo di lavoro, ma di una passione che porta avanti una tradizione.
Val Camonica, storie di scoperta: i segni lasciati dai nostri antenati
E’ l’attrazione più importante della Valle Camonica: le incisioni rupestri. 9 Parchi archeologici raccontano più di diecimila anni di storia che nel 1979 sono entrati a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
Passeggiando all’interno di percorsi di montagna suggestivi, che offrono scorci paesaggistici di incontaminata bellezza, si possono scoprire moltissime composizioni graffite che raffigurano scene di vita e di caccia delle popolazioni dell’età della pietra fino all’età del ferro e costituiscono una preziosa fonte di informazioni su quel periodo. I ritrovamenti più massicci coinvolgono la zona di Capo di Ponte, dove si trova l’affascinante percorso di Seradina e Bedolina, una passeggiata pensata anche per i bambini e per le persone con disabilità. Fa parte del progetto “A ciascuno il suo passo”, promosso ancora una volta dal Distretto Culturale. Si tratta di un percorso di esplorazione inclusiva, dove per esempio anche le persone affette da cecità possono leggere le didascalie predisposte anche in braille. Il fascino di trovarsi di fronte a incisioni scolpite migliaia di anni fa, in un contesto naturale così bello, è difficile da descrivere.
Il mio è stato solo un piccolo assaggio di una Valle che sa stupire per la sua intima bellezza, le tradizioni che vivono ancora nel presente e la passione che anima le sue genti. Storie che lasciano un segno.
Post scritto dalla tata collaboratrice Cristina Pasin
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