
A Rovigo c’è una mostra su Gauguin e i Nabis da non perdere
La settimana scorsa ho avuto il piacere di visitare la mostra I Nabis, Gauguin e la pittura italiana d’avanguardia che si terrà fino a metà gennaio a Palazzo Rovella a Rovigo.
Mostra I Nabis Gauguin a Rovigo
La mostra racconta un’intensa vicenda d’arte, quella dei grandi pittori di fine ‘800 e primi del ‘900, tra cui Paul Gauguin, Emile Bernard, Charles Cottet, Cuno Amiet, Felix Vallotton, Paul Sérusier, Gino Rossi, Oscar Ghiglia, Cagnaccio di San Pietro. Un percorso di colori ed emozioni che si dipana in un viaggio in giro per l’Europa che comincia dalla Bretagna, terra che personalmente adoro.
“Amo la Bretagna qui trovo il selvaggio e il primitivo. Quando i miei zoccoli risuonano su questo granito, sento la tonalità attutita, opaca e potente che cerco in pittura.” P. Gauguin, 1888
La prima sala ci spiega l’amore che Gauguin nutriva per la Bretagna, terra aspra dove vivevano contadini che divengono i protagonisti principali delle sue tele. Molti pittori si diressero qui per ritrarla e fu così che a fine ‘800 divenne un luogo quasi mitico. In tanti vi si trasferirono e diedero vita alla così detta scuola di Pont-Aven.
La mostra sottolinea come Gauguin rivoluzionò il modo di dipingere dell’epoca sostenendo che tutto andava filtrato attraverso le emozioni e la memoria, abbandonando la prospettiva in onore di ciò che si sente (p.s questo proposito vi invito a soffermarvi su “quadro di alberi di Bernard che mostra quanto le emozioni fossero la guida del loro dipingere). Uno stile che non va alla ricerca dei particolari ma dritto al cuore delle emozioni come si evince dal quadro “Donne bretoni sulla spiaggia e covone di alghe“.
Attraverso le sale del bellissimo palazzo Rovella si arriva al movimento dei Nabis, il gruppo di artisti parigini che seguendo le indicazioni di Gauguin approdarono a influenze giapponesi e furono attratti dai temi dell’esoterismo.
Vi consiglio vivamente di visitare la mostra e vi lascio con una piccola “Top 5” degli artisti e delle opere che mi sono piaciuti di più:
- Gino Rossi: mettete a confronto “Barene a Burano” con “Case in collina” per notare la sua evoluzione verso il cubismo
- Mauris Bourgeaud che racconta la Bretagna con una straordinaria prevalenza dei bianchi facendo apparire tutto quasi magico e bloccato
- Oscar Ghiglia che con “La camicia bianca” ci dà un bellissimo esempio di sintetismo
- Mario Cavaglierie che ci regala uno splendido esempio di giapponismo con “Piccolo interno”
- Cagnaccio di San Pietro che, per me, è stata la vera scoperta di questa mostra, un artista di denuncia, lo si capisce dalla tela presente in mostra: “Primo denaro” in cui la prostituta assomiglia ad un manichino da pittore, quasi carne da macello.