Vi scrivo dall’aereo. Un nuovo volo verso una nuova isola.
Lascio Huahine, “the authentic island”, isola agricola fatta di vaniglia, legumi e papioca. Dicono che sia la più sensuale dell’arcipelago. Il suo nome in tahitiano richiama la parte sessuale femminile della donna e già questo la dice lunga sul rapporto, assolutamente naturale e privo di tabù, che la gente di qui ha col sesso.
L’isola ha otto piccoli villaggi di cui Fare è il principale, strade battute, qualche negozietto di parei, un supermercato, un paio di piccoli ristoranti a conduzione famigliare. La gente cammina avanti ed indietro per la strada principale, e si saluta sorridendo. Alcuni vivono alla giornata vendendo i prodotti della terra o qualche piccolo oggetto di artigianato. Dal porticciolo di Fare si può ammirare la montagna più importante dell’isola che ha un profilo che ricorda una donna incinta sdraiata.
Il turismo non ha intaccato l’isola che rimane molto tranquilla, senza traffico e da scoprire in bicicletta ammirando i bellissimi fracata (una particolare specie di albero che avrete visto varie volte nei quadri polinesiani).
Huahine è divisa in due parti Huahine Nui e Huahine Iti, la leggenda vuole che il dio Hero tagliò in due l’isola con la sua canoa e qui dimenticò il suo pene.
L’isola è visitabile via terra percorrendo da nord a sud l’unica strada asfaltata per circa settanta chilometri o via mare per tutta la sua circonferenza ammirandone gli splendidi fondali. Ci sono diversi punti in cui fare snorkeling fra i coralli ed un punto in particolare in cui nuotare fra squali di barriera e pesci coloratissimi.
Nuoto solo dove tocco e ho paura dell’acqua, lo ammetto, ma non riesco a sottrarmi al fascino dei pesci. Ci hanno lasciato su una pedana in mezzo al mare, l’istruttore si è buttato tenendo in mano un po’ di pesce per sfamare gli squali. È stato un attimo e ne sono apparsi in branco una ventina. Ho titubato. Davanti agli occhi le storie catastrofiche sul mare che ci si racconta per farsi paura. Mi sono chiesta quando mai mi sarebbe capitata un’altra occasione del genere e così senza pensarci troppo mi sono buttata. Mi attendeva uno spettacolo unico. Squali e pesci multicolor coabitavano insieme a me. La parola “emozionata” non rende l’idea di come mi sentivo. L’esperienza aveva tutto il sapore di quando da bambino fai una cosa tanto più grande di te che quasi non ci credi che l’hai fatta per davvero e ti guardi intorno per vedere se qualcuno se ne è accorto.
I resort qui sono solo tre ed è consigliabile alloggiare in una pensione a conduzione famigliare dove poter entrare veramente a contatto con la cultura locale.
Ho passato un piacevole pomeriggio alla Fare Maeva dove la padrona mi ha ammagliato parlandomi della tradizione dei tatuaggi polinesiani. Ho vivo il ricordo delle semplici sdraie in plastica sotto le mie adorate palme guardando il mare che cambiava colore dal turchese al cristallino.
Un’altro punto molto importante dell’isola è il sito archeologico di Maeva. Nel museo fare potee dedicato alla cultura polinesiana abbiamo incontrato Dorothy, americana con origini polinesiane presidente dell’associazione che lo gestisce. Ci ha raccontato di Bobby l’artista che ha aiutato i polinesiani a ritrovare le proprie origini culturali senza perdersi nella modernità ma vivendola rimanendo fedeli alle proprie tradizioni. Una figura estremamente affascinante che dipingeva scene degli antenati per insegnarle ai bambini e componeva canzoni per supportare il tramandarsi della cultura orale. Bobby viveva nel modo polinesiano tradizionale ed è stato un’artista veramente molto amato dal popolo perché con il suo esempio ha aiutato i tahitiani a riscoprire il proprio valore.
Huahine è la metà perfetta per chi cerca un’isola tropicale immersa nell’atmosfera polinesiana tradizionale.
Per info sulle escursioni ad un motu, per visitare l’isola via terra e via mare: Huaine Nautique.
Viaggio AnimaMente - 83saretta
Questo mix di tradizione e natura mi affascina misteriosamente.
Bellisimi luoghi *_*