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Blog di viaggi di Elisa & Luca - Miprendoemiportovia

non è la destinazione ma il viaggio che conta

E 45 – viaggio versus destinazione

post-giorgia

Tutto è iniziato a Marta di Viterbo.

Non chiedetemi nulla di questo posto, ero li per un matrimonio e tutto quello che ho visto sono state chiesetta e ristorante. Mi ricordo molto meglio il viaggio di ritorno Marta – Lugano, in macchina.

Qualcuno la chiamerebbe un’Odissea moderna con Marco ed io novelli Ulissi nel tentativo di ritornare a casa. Alle 10 la A1 direzione Milano era già un disastro, quindi ritardo per ritardo, abbiamo optato per la E45: risalire l’Appennino fino a Cesena, immettersi in A14, ricongiungerci con l’A1 a Bologna fino a Milano e A8 fino a Chiasso. Questo il progetto originario.

Partiamo dunque da Marta. Giornata piacevole di Settembre, domenica mattina, tranquilli. A me piace la E45. Davvero.

Preferisco le Statali alle autostrade perché ti puoi sempre fermare dove vuoi, mentre in autostrada rischi di rimanere imbottigliato senza via d’uscita, fermo lì, ad aspettare, tra due file di auto imbottigliate come te. In coda vengo assalita dalle ansie più terribili, tipo “e se devo andare in bagno, come faccio?”. Guardate che non è mica una roba da ridere… vedete, stare in coda al Gottardo, invece, mi mette in fondo meno ansia proprio per quello: ogni tot metri ci sono dei bagni.

Piccoli accorgimenti apparentemente di poco conto e i paranoici della coda come me stanno tranquilli.

In orario pranzo, (zona Perugia) estraiamo la Bibbia del gourmet-viaggiatore (la “fuori casello”) e ci ritroviamo in mezzo al nulla insieme a canadesi e tedeschi (anch’essi evidentemente forniti) in un ristorante di altissimo livello.

Come se il pranzo di nozze del giorno prima non ci fosse bastato, perdiamo lì un’ora abbondante. Io non conosco questi posti, ma mi hanno dato un’idea di tranquillità assoluta: lontani dalle grosse arterie, attraversi l’Italia per il lungo, dove ci stanno silenziose Orvieto, Todi, Perugia. Pensi che nello stesso tempo saresti già arrivato a Bologna, se l’A1 non fosse intasata, ma sai cosa? Fa lo stesso.

Se bisogna passare una domenica in auto tanto vale farlo bene e per lo meno vedere qualcosa oltre ad altre auto in coda. Città di Castello, San Sepolcro, Bagno di Romagna e sei a Cesena. Sì, l’hai presa un po’ più lunga, ma non avresti trovato quel ristorante; imbottigliato in A1 non avresti chiacchierato con dei canadesi a Umbertide. Forse non avretsi mai saputo che Umbertide esiste.

Dopo meno di 50km in A14, il vigile InfoTraffico ci informa di una coda di diversi km in aumento tra Parma e Piacenza. Ok. Rivediamo il piano: risaliamo la A22 fino a Verona, ci immettiamo in A4 e arriviamo a Milano.

Sì certo.

La domenica pomeriggio tardo in A4. Ci sono rallentamenti da Bergamo a Milano (il che significa 4 corsie ferme.. in qualche modo cercano sempre di indorare la pillola). Fa niente: usciamo a Bergamo ed entriamo sulla Briantea che ti porta fino a Como. Ne approfittiamo allora, ce la prendiamo ancora più comoda.

Ci fermiamo a mangiare una pizza eccellente nel posto più desolato del mondo, su un curvone buio, dimenticato da tutti. La conosciamo quella pizzeria: ci fermiamo tutte le volte perché lo sappiamo che arrivare a Milano la domenica sera dalla A4 è impossibile e sulla Briantea, alla fine ci finiamo sempre. Quest’ultimo piano funziona, come sempre: quello è il Casinò di Campione inondato di luci, siamo quasi a casa.

Troppa gente, considerando il viaggio una parentesi tra A e B di poca importanza, si perde tutto quello che c’è in mezzo e l’occasione di fermarsi dove non immaginerebbe di fermarsi. È la differenza tra il viaggio e la destinazione: la seconda non è più importante della prima.

Ci abbiamo messo 12 ore a tornare a casa, contro le 5 e mezza che ci avevamo messo il venerdì notte con le autostrade semivuote e continuo a credere che sia stato uno dei viaggi più belli che io abbia fatto.

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