Esiste una Napoli diversa dalla cartolina del golfo con il pino, una Napoli che purtroppo è oggetto della cronaca per episodi di microcriminalità diffusa, che viene spesso messa ai margini dagli stessi napoletani e non consigliata ai viaggiatori, come la Napoli del Rione Sanità.
Su alcuni di questi quartieri cala un silenzio fatto di pregiudizi e diffidenza, che li rende simili ad un ghetto, impedendo di vedere la bellezza nascosta nelle persone, nelle strade, nelle tradizioni, nella storia.
Uno di questi quartieri a Napoli è il Rione Sanità, situato a ridosso del centro storico della città, che io stessa da napoletana ho conosciuto con ritardo ed ho imparato ad apprezzare con lentezza per le troppe contraddizioni che vi trovavo.
Da qualche anno sono fioriti progetti per dimostrare come attraverso la riqualificazione urbanistica, la creazione di servizi di aggregazione sociale e l’incremento della cultura, sia possibile ottenere risultati sorprendenti anche in contesti urbani ad elevato livello di degrado socio-economico.
In precedenza vi avevo già raccontato della cooperativa La Paranza e dei risultati ottenuti attraverso la gestione delle Catacombe di San Gennaro, da aggiungersi al Sanità Music Studio, uno studio di registrazione creato nella seicentesca basilica fondata da San Severo; al Nuovo Teatro Sanità, situato all’interno della settecentesca Chiesa dell’ Immacolata e San Vincenzo; e alla Sanitansamble, un’orchestra sinfonica giovanile che si ispira al programma attuato in Venezuela a partire dal 1975 dal Maestro Josè Antonio Abreu.
Se sono riuscita ad incuriosirvi venite con me alla scoperta di un sito che nulla ha da invidiare al territorio di Napoli e provincia.
Partiamo dal cuore della Sanità, dove c’è la Basilica di Santa Maria, detta anche “Chiesa del Monacone” in onore al santo domenicano Vincenzo Ferrer, il cui culto è molto radicato nel Rione, e fu costruita tra il 1602-1613 su disegno di Fra’ Nuvolo. L’interno barocco è ricco di opere pittoriche di Luca Giordano, Andrea Vaccaro e decorazioni in marmo policromo e stucchi. La chiesa custodisce un affresco della Madre di Dio del V secolo, il più antico presente a Napoli e delle opere contemporanee in cristallo e stagno di Riccardo Dalisi. La scalinata marmorea a doppia rampa conduce all’altare maggiore dove è posizionato il coro ligneo intagliato, mentre nella parte inferiore è presente la basilica paleocristiana con l’ingresso alle Catacombe di San Gaudioso.
La particolarità di queste catacombe, dedicate al vescovo di Abitinia scacciato dai Vandali dall’Africa ed esule a Napoli, è la raffigurazione di personaggi con i teschi e le ossa inglobate nel tufo e una zona separata dove ci sono le “cantarelle”, delle nicchie ricavate nel tufo, dove si metteva a sedere il morto con la testa fermata in un buco nella parete, in modo che disseccasse prima di esser deposto in un ossario comune o in una tomba privata.
Passeggiando attraverso il quartiere passate a scoprire Palazzo dello Spagnolo (via dei Vergini n. 19), i cui esterni sono riccamente ornati con una decorazione a stucchi e le porte di accesso agli appartamenti sono sormontate medaglioni con busti-ritratto e Palazzo Sanfelice (via Sanità n. 6) che fu utilizzato come ambientazione del film “Questi fantasmi” tratto dall’omonima commedia di Eduardo de Filippo.
Se vi va di esplorare un pezzo di Napoli esoterica, non potete perdere il Cimitero delle Fontanelle (via Fontanelle n. 80), un ossario che si fa risalire al XVI secolo quando la città fu flagellata da rivolte popolari, carestie, terremoti, eruzioni del Vesuvio, epidemie e, essendo il luogo isolato, fu qui che vennero raccolti i cadaveri delle vittime. Nella necropoli si contano almeno 40.000 resti, molti dei quali hanno un significato per i fedeli che lì andavano a pregare. È il culto delle “Anime pezzentelle”, adottate dai devoti per ricevere in cambio per la loro cura, vincite al lotto o benedizioni per qualsiasi altro motivo. Note sono le ossa del Capitano, attorno al quale aleggiano diverse leggende, o il Monacone, San Vincenzo Ferrer decapitato, su cui venne posto un inquietante teschio. Alle spalle del santo due bare con gli unici scheletri vestiti e ben visibili, il conte Filippo Carafa e la moglie donna Margherita.
Ed ora che aspettate a venire al Rione Sanità e lasciarvi travolgere dalle energie positive della comunità locale e alimentare queste speranze?
Curiosità
In questo quartiere sono nati il celere attore Antonio De Curtis (Totò) e il fotografo Mimmo Jodice.
Dopo aver tanto girato vi assale un languorino? Fermatevi alla pizzeria Oliva – da Concettina ai Tre Santi (Via Arena alla Sanità n. 7 Bis) e approfittatene anche per donare una pizza a chi non può permettersela attraverso la “pizza sospesa” che fa eco al caffè sospeso un’abitudine solidale che è nata proprio in questo quartiere secondo Luciano de Crescenzo «per offrire un caffè all’umanità».
Lasciatevi tentare infine dal fiocco di neve della pasticceria Poppella: pasta brioche ripiena di crema al latte, ricotta, panna fresca, una delizia che non troverete altrove!
Michela
Mi sto leggendo i post su Napoli per prepararmi alla mia visita di Agosto…questo post mi è piaciuto in modo particolare e sì, visiterò il Rione Sanità. Alla faccia dei pregiudizi.
Elisa e Luca
Cristina è bravissima e per di più è una local expert, non puoi sbagliarti. Il Rione Sanità poi è una vera chicca di Napoli