Arriviamo a Guanajuato dopo quattro ore di viaggio in pullman da Città del Messico. L’occasione è una delle più importanti della mia vita, insieme a Luca stiamo andando a festeggiare il matrimonio di mio fratello con la bella e dolce Isabel, messicana di nascita, ballerina per professione e cittadina del mondo per indole. Si sono incontrati proprio in Messico a San Cristobal de Las Casas quando mio fratello era volontario in Chiapas.
Un matrimonio messicano è qualcosa che noi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare.
Alcune delle nostre concezioni sono completamente ribaltate. Prima fra tutti l’arrivo della sposa. In Messico sposo e sposa arrivano prima di molti degli invitati o almeno è stato così per il matrimonio a cui noi abbiamo assistito (nello scrivere questo post mi sono voluta accertare di non scrivere proprio una super boiata a questo proposito e la risposta di mio fratello è stata: “in teoria non dovrebbe essere così, ci provano ma senza grandi risultati, pensa che all’ultimo matrimonio a cui ho assistito il padre della sposa è arrivato con un’ora e mezza di ritardo”).
Diciamo che la maggior parte degli invitati si presenta con un elegante ritardo di un paio d’ore. In effetti all’ora stabilita per la celebrazione eravamo presenti solo noi italiani che solitamente non eccelliamo per puntualità.
Gli sposi arrivano e nell’attesa che arrivino anche tutti gli invitati si mettono in posa! Inizia un turbinio di foto insieme a due sposi di cartapesta giganti (in messicano mojigangas) e alle damigelle della sposa tutte vestite dello stesso colore proprio come nei telefilm americani che hanno accompagnato la mia adolescenza.
Dopo la cerimonia (anch’essa in stile “Beverly Hills su un promontorio che domina la città) verso le tre del pomeriggio ci si mette a tavola fra fiumi di tequila come se non ci fosse un domani, il tutto allegramente condito da musica, musica, musica e tanta tanta pazzia!
Nel frattempo per catturare visi e sorrisi quando ancora l’alcol non se li è presi passano due fotografi che alla fine della giornata se vorrai ti venderanno le foto come ricordo.
La musica dicevamo. Ce ne è davvero per tutti i gusti.
Noi abbiamo assistito nell’ordine: Son Jarocho canti tipici di Veracruz , banda di quindici persone con musica latina salsa meregue e cumbia, spettacolo di due ballerini con mariachis. A mezzanotte stremati noi italiani abbiamo timidamente affermato che cercavamo di tornarcene in Hotel e abbiamo ottenuto una risposta tra l’incredulo e il sorpreso che recitava: “ma come? Non rimanete per il Karaoke?”
Comunque la parte più divertente (eleggerla non è stato semplice ma è la parte che ricordiamo sempre per prima quando si parla del matrimonio) è stato il momento in cui al suono della banda di quindici elementi per ogni tipo di musica ci è stato portato un relativo abbigliamento da indossare, nell’ordine: vestiti da cowboy con tanto di gilet a macchie stile mucca, copricapi in gommapiuma sabbigliamento da strar trek misto maziano con tanto di tuta attillata, occhialoni e parrucconi anni ottanta e chitarre elettriche in plastica.
Vi dico solo che ad un certo punto abbiamo trovato mia madre che ballava con delle nuove amiche messicane dispensando cin cin da bottiglie di Sol che beveva rigorosamente a collo.
E più scrivo e più me ne accorgo, l’energia e la gioia di stare insieme che abbiamo provato quel tredici di agosto in terra messicana è troppo difficile da tradurre in parole, va semplicemente provata, ci vorrebbe un bottone download alla fine di questo post che permetta a tutti voi che ci leggete di provarla come è successo a noi.
Intanto auguro a mio fratello e alla bella Isabel un luminoso futuro insieme scoppiettante come i fuochi d’artificio che hanno preceduto il taglio della torta di questa pazza e movimentata “boda mexicana”.
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