Colore, colore, colore: questo è l’aspetto dell’India che più mi ha affascinato, tanto da ritrovarmi a fissare i saree delle donne per strada, esplosioni di luce in una Mumbai sovraffollata e caotica.
Parto in Aprile per il matrimonio della mia amica Mukta, per niente attirata dal luogo.
A destinazione noto solo quante persone sono lì, ai bordi delle strade, con addosso l’essenziale, che parlano tra loro. Io e Alessia veniamo ospitate al Tata Institute, di cui il padre della sposa è direttore.
Il personale che ci accoglie, rigorosamente maschile, mostra una gentilezza imbarazzante, quasi un senso di sottomissione. Nella povertà del luogo ci fanno sentire come principesse, dal primo all’ultimo giorno.
La mattina del 12 Aprile iniziano i festeggiamenti. Indossiamo il salwar kameez, abito che Mukta ha scelto per noi come dono di nozze agli invitati, e ci rechiamo a casa dei suoi genitori, dove ci aspettano diversi riti, tanti parenti e un lauto banchetto. Sono tutti seduti intorno a un fuoco.
La cosa più strabiliante rimane l’applicazione dell’henna sulle mani di noi ragazze, per opera di artiste senza una scuola, portatrici di tradizioni tramandate… E mentre l’entrata della casa viene decorata da simboli creati con polveri colorate, mi accorgo che l’India è anche questo: usanze senza tempo.
La visita al tempio di Ganesha me lo conferma. Saliamo le scale con i famigliari, a piedi nudi. L’atmosfera è surreale e incantata. Ci sono le statue dedicate alle divinità e intorno ad ogni statua è necessario muoversi compiendo determinati gesti. C’è un predicatore la cui voce ti cattura, anche se non capisci una parola, tante le persone sedute che lo ascoltano. Impossibile non commuoversi se si ha anche solo per un attimo la percezione della fede di queste persone intorno, così’ povere solo materialmente.
La sera dopo partecipiamo a un party “all’occidentale” in un elegante locale di Mumbai, che consiste nell’unione di addio al nubilato e celibato per sposa e sposo: si festeggia insieme a ritmo di musica e scherzi degli amici.
E poi arriva il Gran Giorno! Veniamo truccate e letteralmente vestite da due ragazze del mestiere che in un modo replicabile solo da esperti ci avvolgono il coloratissimo saree intorno al corpo, prestatoci dalla madre di Mukta e scelto tra le mille stoffe custodite nell’armadio delle meraviglie. Un pullman ci accompagna nel più lussuoso hotel di Mumbai, dove si attende l’arrivo dello sposo, che giunge in sella a un cavallo bianco, bellissimo nel suo turbante dorato. Le persone intorno lo accolgono ballando e cantando.
La sposa si presenta solo più tardi, all’interno del salone, meravigliosa e dorata, accompagnata dal padre verso il marito. I due amanti si scambiano una corona di fiori che s’infilano vicendevolmente attorno al collo e si dirigono verso un palco allestito per loro sul quale a turno tutti i 600 invitati passeranno per condividere auguri, foto e doni. Il matrimonio va avanti ad oltranza, in un servizio di pietanze che avrebbero potuto sfamare tutta l’India per un giorno e al cui pagamento provvederà il padre della sposa.
L’autista di fiducia ci accompagna verso l’aeroporto ed io me ne vado un po’ a malincuore, perché in questi dieci giorni sono entrata a far parte della vita di una famiglia che mi ha accolto come una figlia e di un luogo che mi ha fatto scoprire e assaporare bellezze assolutamente inaspettate.
Post scritto dalla tata collaboratrice Katia El Mogi
Fioly
meraviglia queste foto… grazie! (amo l’India profondamente)
miprendoemiportovia
Sì Katia è stata bravissima!
Lucia - Respirare con la Pancia
Mamma che colori.. ha proprio ragione Katia.. bellissimo!
Valentina
Adoro i colori dell’India!
Che figata questo matrimonio *-*
e poi loro sono molto affascinanti 🙂
Katia
Grazie mille a voi per i commenti! A presto
miprendoemiportovia
complimenti a Katia per questo bellissimo post, era il primo, dicono che chi ben comincia 🙂