Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare, ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per mangiare.
Non è mia. È di Montalbàn.
Ma conosco qualcuno di quell’elenco e come al solito sta cucinando. A lui devo la libertà dal retaggio studentesco-fuori sede della scatoletta di tonno e del microonde. La liberazione dai piatti pronti e dal cinese da asporto. Gli devo mettere in conto anche l’incapacità di accontentarmi di un cibo medriocre, un vino passabile, di un servizio scadente e le ore di allenamento per essere io quella passabile.
Tutto ha i suoi pro e i suoi contro.
Una cosa che ho imparato viaggiando con Marco è che in nessun posto si mangia male, ma ci sono posti in tutto il mondo dove non si mangia bene, il che è notevolmente diverso. La prima mossa di ospitalità in tutto il mondo è offrire da mangiare: è come dire “desidero la tua sopravvivenza”. Pensata in questo modo, forse non offriremmo da mangiare a tutti. In ogni caso, io e Marco andiamo ben oltre la mera sopravvivenza, soprattutto se viaggiamo.
Pare si chiami edonismo e credo ci sia un’accezione negativa che non riesco a cogliere; io non ci trovo davvero nulla di male. Il cibo è piacere, il viaggio è piacere. Con logica aristotelica non si può non affermare che il cibo possa essere lo scopo di un viaggio e non un suo accessorio di sopravvivenza. Dovrebbero chiamarsi food journeys, quindi immagino che io e Marco possiamo definirci food travelers.
A Miami siamo andati per due motivi: il Winter Music Conference (ne parleremo…) e il cibo. In diversi, soprattutto italiani e francesi, prendono in giro gli statunitensi e il loro junk food, come se la cucina Americana non possa essere considerate una cuisine a tutti gli effetti. Trovo questo concetto riduttivo e anche presuntuoso perchè in nessun posto si mangia male, ma ci sono posti in tutto il mondo dove non si mangia bene, come si diceva prima.
Siamo partiti con la lista di locali selezionati in tre mesi di ricerche con cartine, guide, consigli di colleghi local e siti web, controllando orari, menu, recensioni. Partire con una lista di posti, se da una parte sembra non è propriamente all’avventura, ti evita la noia di cercare un ristorante quando hai già fame e rischiare di cadere nelle solite trappole per turisti costosissime e di norma meno che mediocri. Oltre al fatto che la ricerca di un ristorante specifico ti porta a fare magari un giro che non pensavi nemmeno di fare.
La bellezza degli Stati Uniti è la sua varietà e questo bisogna mangiare: tutto. E si comprende che anche nel Paese più globalizzato e globalizzante, standardizzato e standardizzante del mondo, ci sono peculiarità e specialità che non si trovano altrove e soprattutto non possono essere definite junk food. Noi abbiamo provato tutto.
È un vero burger. Lo addenti e ti domandi com’è che nel mondo si siano fatti conoscere con MacDonald e Burger King quando hanno questo. Siamo stati affezionati clienti del Five Guys in una settimana, anche perché non c’è nulla di meglio di un buon cheeseburger alle 4 del mattino.
Immigrati. Gli US sono terra di immigrati di ogni sorta che portano un po’ di tutto da tutto il mondo. La comunità italiana è notevole e i ristoranti italiani sono numerosissimi, spesso posh, affettati e troppo cari per mangiare lasagne surgelate e spaghetti scotti. Tendenzialmente evitiamo il cibo italiano all’estero, ma il Blocks Pizza Deli di Miami Beach ce l’eravamo segnati perchè le recensioni erano davvero troppo positive per non verificare. Crederci o meno: una delle migliori pizze al taglio provate, fatta con il lievito madre e si sente. Molto meglio di certe pizzerie italiane con le paste auto lievitanti che ti rimangono sullo stomaco tutta notte (della serie in nessun posto si mangia male etc etc)
Per Marco è risultato il migliore della lista. Questo dovrebbe aggiudicare a Sparky’s qualche punto in più.
Spero che questo breve resoconto vi inviti a guardare gli Stati Uniti dal punto di vista del cibo, un punto di vista molto diverso da quello cui siamo abituati. Siamo stati in Francia per i nostri food journey, e in giro per l’Italia, ma a volte la sorpresa è il fattore migliore. Questa era solo una parte minuscola della Florida: cos’altro c’è da scoprire e da mangiare in un Paese del quale tutti pensano di sapere tutto.
E poi per tutto il tempo ho ascoltato Marco spiegarmi cosa stavo per mangiare.
Post scritto dalla tata collaboratrice Giorgia Oliviero.
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O mio Dio, ma quanti chili avete preso??? Direi che questo tipo di cibo va bene per un giorno per togliersi uno sfizio, ma come fanno a mangiarlo tutti i giorni????
Nemmeno mezzo, Agnese! ^^ se leggerai il mio prossimo post capirai come!
e allora manca poco :) Agnese venerdì potrai leggere il proseguimento... grazie per essere passata di qui!