Sono a Istanbul, la città che si divide tra due continenti.
Il mio alloggio si trova nel quartiere di Sultanahmet nella parte europea: si tratta di un piccolo B&B di recente apertura dal quale è possibile ammirare la Sultanahmet Camii, la Moschea Blu voluta dal giovanissimo sultano Ahmed I per superare in bellezza la vicina Aya Sofya e per esaltare la potenza ottomana. Il suo nome deriva dal grande uso di ceramiche di colore blu che rivestono l’interno dell’edificio. Durante il giorno è molto frequentata sia dai turchi che dai turisti con la possibilità di accedervi, per questi ultimi, in diverse fasce orarie. I rituali che precedono l’ingresso in Moschea, osservati dai fedeli, attirano la mia attenzione per la cura e la diligenza con cui effettuano le pratiche di preparazione alla preghiera.
La Moschea appare ancor più bella di sera quando le luci mettono in risalto tutto il suo splendore.
Visitando il quartiere raggiungo in pochi minuti il Gran Bazar della città: luogo di perdizione per eccellenza. I suoi corridoi mi conducono attraverso odori e colori diversi. In un attimo passo da spezie inebrianti a tessuti colorati, scorgo vistose ceramiche e oggetti di antiquariato, indosso foulard variopinti e mi faccio guidare dal profumo di incenso e saponi di ogni fragranza. Nel fine settimana, ad eccezione della chiusura domenicale, il mercato è molto frequentato e diventa difficile orientarsi tra gli infiniti espositori.
I commercianti turchi sono disponibili alla contrattazione del prezzo e non è così difficile ritrovarsi seduti in loro compagnia a sorseggiare del tè prima di concludere un affare.
Dopo un frenetico shopping mi godo la vista della città dal finestrino di un tram che mi porta nella parte asiatica attraversando il Galata Bridge sul Bosforo. La rete dei trasporti pubblici è ben organizzata ed efficiente, abbordabile dal punto di vista economico a maggior ragione se si acquista un abbonamento.
Agli occhi di un comune osservatore il ponte è un collegamento tra due sponde ma in questo caso per me è molto di più: affronto un passaggio fisico da un continente a un altro e soprattutto vivo un’ emozionante scoperta racchiusa nell’attraversamento di poche centinaia di metri.
Il quartiere asiatico di Beyoglu mi accoglie con la frenesia e il disordine di un turismo di massa fino ad ora non percepito. Le più famose catene di negozi e ristoranti fanno capolino sulla strada principale che conduce a Piazza Taksim, nota per le recenti proteste raccontate dai media ma sorprendentemente tranquilla durante la mia visita.
La mia curiosità mi spinge ad abbandonare i percorsi più battuti per addentrarmi nella vita quotidiana turca lontano dai principali luoghi raccomandati dalla guida. Scopro i quartieri di Fatih, Cucurkuma, Uskudar e Kadikoy con i loro usi e costumi tradizionali.
Le donne sono coperte integralmente e vestite di nero, gli uomini seduti ai bordi delle strade sorseggiano l’immancabile tè, numerosi i mercati di prodotti tipici: ritmi di vita quotidiana scanditi da azioni semplici e da rituali millenari.
Una particolare menzione va ai numerosissimi cani e gatti presenti in tutta la città accuditi da chiunque voglia dar loro attenzione ospitandoli nei propri negozi o dando loro del cibo. L’iniziativa Bir Kap Su – Una tazza d’acqua invita tutti i cittadini ad occuparsi degli amici a quattro zampe che hanno anche la possibilità di alloggiare in piccole casette di legno situate in giro per le strade.
In un bilancio generale consiglio un viaggio a Istanbul cercando di affiancare agli itinerari più battuti quelli meno famosi ma più suggestivi per chi si propone di comprendere più a fondo le persone che abitano una città così strategica per la sua posizione quanto interessante per storia e tradizione. Voi cosa ne dite?
Post scritto dalla tata collaboratrice Rossana Gambardella
Lucia - Respirare con la Pancia
Istanbul è, per me, la poesia. Una città, come dici tu, tra Oriente ed Occidente, in cui mi sono sentita tranquilla ed affascinata dai riti e dalle luci. Io non avevo notato, al tempo, tutti questi amici a 4 zampe, ma so, da chi come te ci è stato da poco, che sono tantissimi. Trovo stupende quindi, le iniziative per il loro mantenimento.
Più sento parlare di Istanbul, più vorrei tornarci.. Grazie per il tuo racconto!
Lucia