Fotografare in montagna con la neve
E’ con entusiasmo che vi annunciamo il secondo appuntamento con il professionista Emiliano Delli Zuani sulle fotografie in viaggio. Il secondo argomento è veramente interessantissimo, lo abbiamo letto concentrati fitti fitti, magari avessimo potuto avere le sue dritte prima di andare a #paganelladaurlo! Emiliano organizza anche workshop fotografici, potete consultare la sua pagina facebook e il suo blog. Ed ora non ci resta che augurarvi: Buona lettura.
Il mio primo post sembra abbia creato curiosità ed interesse, soprattutto per quanto riguarda
l’invito ad immaginare la foto prima di scattarla.
Prima di passare al sodo, vorrei darti qualche elemento in più per approcciare quel
suggerimento nel modo in cui lo intendo io: al nostro tempo, chi tenta di difendersi dalla civiltà
moderna e dai suoi ritmi forsennati si rivolge a concetti come la decrescita (o downshifting, reso
famoso in Italia da Simone Perotti) e il rallentare, il prendersi i propri tempi, lo slow food.
Per fare bene le cose credo serva tempo, secoli fa gli artisti (scultori, pittori…) non potevano
permettersi la fretta, paradossalmente era un lusso perché poteva portare a buttare via il blocco
di marmo o la tela, con costi impensabili.
La fotografia per come la vedo io è cosi: mi posso permettere di sprecare le mie occasioni?
Quante altre volte tornerò in questo luogo per poterlo fotografare ancora? Triste dirlo ma la
maggior parte di noi non ci tornerà più (qualunque luogo sia).
Nel mio piccolo, sto portando avanti un progettino che consiste nel cercare di rendere la vera
bellezza dei luoghi della zona dove vivo. Laghi, monti, foreste, città. Per quanto siano ad un
passo da casa mia, in ognuno di questi ci sarò andato al massimo quattro o cinque volte…ma un
viaggio in Australia o in Nepal quante volte lo rifaremo?
Arrivando (finalmente, dirai!) al sodo, siamo a fine febbraio e la più frequente situazione
fotografica in cui ti puoi trovare in questo periodo credo sia una settimana bianca o una gita sulla
neve. Non considero le mete esotiche perché sono un turista a chilometri zero e tento di godermi
quello che mi offrono i dintorni.
Ho pensato di suddividere il post in due parti, nella prima parte ti proporrò qualche pensiero che potrai
sfruttare per le tue foto, nella seconda parte cercherò di elencare alcuni problemi in cui potrai
incappare (fisici ed artistici) fotografando sulla neve.
Approccio artistico
La montagna è un ambiente emozionante: la maestosità e la tridimensionalità del luogo spesso
sono in grado di farti sentire piccolo davanti a quello spettacolo. Come fotografo, hai
sicuramente la possibilità di catturare tutto questo, oppure di annullarlo rapidamente, a seconda
delle scelte che farai con la tua macchina.
Ti voglio per prima cosa parlare del senso di maestosità: se non hai punti di riferimento
all’interno della tua foto, se non c’è nulla che il tuo occhio (pardon, il tuo cervello) può usare
come metro di paragone, se il taglio che hai scelto di usare è molto stretto probabilmente
perderai questo aspetto. Razionalmente saprai che l’immagine davanti a te ritrae qualcosa di
molto grande (per esperienze personali precedenti) ma non ne avrai la “sensazione”.
Guarda bene la foto qui sopra, la montagna sullo sfondo quanto è grande? Quanto è lontana?
Difficile dirlo.
Qualche dritta: scegli il grandangolo piuttosto che il teleobiettivo, cerca di inserire elementi di
primo piano assieme al panorama (inquadrando da una posizione molto bassa, ad esempio in
ginocchio, sarà molto semplice introdurre un particolare masso o dei fiori vicini alla tua
posizione) in modo da far capire le distanza e di conseguenza le dimensioni.
Usa, se ti accorgi che può funzionare bene, un taglio verticale in modo da avere spazio nella
parte inferiore per il tuo primo piano senza sacrificare nulla del panorama.
In casi come questi sarà preferibile chiudere il diaframma per aumentare la profondità di campo
ed avere a fuoco sia il primo piano che lo sfondo.
Per quanto riguarda la tridimensionalità: sembra un cliché ma le ore migliori per dare corpo e
contrasto alle tue foto sono quelle vicine ad alba e tramonto.
Il motivo è semplice: se la luce arriva trasversalmente, non riesce ad entrare nelle valli e nelle
asperità del terreno, generando zone di luce ed ombra che tu, da bravo fotografo, sfrutterai al
meglio. Le ombre stesse, molto lunghe, renderanno più dinamica l’immagine.
Le ore d’oro (chiamate cosi per la dominante calda della luce) riusciranno ad infuocare le tue
foto, le ore centrali della giornata le raffredderanno con tonalità bluastre.
Sinceramente, sono un appassionato di albe e tramonti, le fotografie fatte nel primo pomeriggio
non mi piacciono quasi mai, le trovo fredde, con cieli slavati. Se mi costringo a fare foto in questi
momenti uso filtri Skylight o polarizzatori, per limitare l’effetto della foschia e scaldare
leggermente la scena (i primi) o rendere più contrastato e drammatico il cielo (i secondi, anche
se in realtà fanno molto di più e il loro funzionamento risponde a leggi fisiche abbastanza
complicate).
Cosi come ti suggerisco orari inusuali, vorrei spronarti anche a tentare punti di ripresa inusuali.
Visto il probabile abbigliamento predisposto per il contatto con la neve, potresti sperimentare ad
esempio fotografie scattate da sdraiato. Le persone che accompagno ai workshop spesso
rimangono sorprese da quanto può cambiare una fotografia con modesti spostamenti del corpo,
vale la pena provare.
Passo ai ritratti ambientati: ti è mai capitato di fotografare un soggetto che stava ammirando
qualcosa? Le principali possibilità sono due: riprendere la persona in volto e lasciare che chi
guarda la foto tenti di immaginare il resto (Cosa sta guardando? Cosa lo meraviglia cosi?)
oppure riprendere la persona di spalle inquadrando il panorama.
Nel primo caso, è importante che ti ricordi di posizionare la persona nella zona laterale della foto
opposta alla direzione dello sguardo (se il soggetto guarda verso destra lo metto a sinistra, per
dare l’impressione di uno che guarda un muro da vicino), nel secondo devi fare attenzione che la
sagoma del tuo soggetto non vada ad interferire con parti significative del panorama.
Infine, riprendo il concetto di profondità di campo, cioè la porzione di terreno davanti al tuo
obiettivo che rimane nitida. Puoi avere una scarsa o enorme profondità di campo a seconda di
molti fattori, i più importanti sono: il diaframma, la lunghezza focale, la distanza di messa a
fuoco.
Con una reflex puoi controllare tutti questi fattori, con una compatta in alcuni casi lo puoi fare, in
altri devi aggirare il problema con gli stili (qui entra in gioco quello sconosciuto del manuale
d’uso…brrrr….) tipo “paesaggio”, “ritratto”, ecc.
Cosa mi interessa della profondità di campo, starai pensando! Ti rispondo che è molto utile.
Nei ritratti, avere uno sfondo totalmente sfocato (ma se lo sfondo sfocato è il profilo di una
montagna avrai comunque un forte indizio di dove è stata scattata la foto e ti contestualizzerà lo
scatto comunque) aiuta a mantenere l’attenzione sul tuo soggetto.
Nei panorami invece deve essere la più estesa possibile, ci sono addirittura delle Apps per
smartphone che ti aiutano a calcolare i parametri corretti.
Pensa alla foto in cui hai incluso un bel fiore in primo piano con il Monte Rosa sullo sfondo,
davvero vuoi che uno dei due risulti sfocato?
Possibili problemi
Affrontato il discorso più “artistico”, passo velocemente a parlarti di alcuni problemi che potresti
incontrare fotografando sulla neve, proponendoti una possibile soluzione.
Qualunque macchina fotografica tu abbia, tenterà con modalità più o meno raffinate di decidere
quanta luce far entrare dall’obbiettivo verso il sensore.
Le zone di bianco, fortemente presenti in ambientazioni invernali e montane, porteranno quasi
sempre la macchina a pensare che c’è troppa luce e che quindi è necessario sottoesporre per
salvare la situazione. Quello che otterrai, se non corri ai ripari, è una foto tendenzialmente
grigina, smorta, priva di brillantezza. Se hai la possibilità di intervenire in qualche modo, la
soluzione (molto semplice) è quella di sovraesporre la foto di uno o due stop (uno stop = +1
sulla scala dell’esposimetro).
Un altro problema che potresti incontrare riguarda il bilanciamento del bianco: noterai che la
temperatura della luce (fredda = bluastra, calda = giallastra) verrà influenzata molto, tendendo al
freddo nelle ore centrali della giornata e al caldo all’alba e tramonto.
Se scatti in formato RAW non è un problema, il bilanciamento si fa al computer in
postproduzione.
Se scatti in JPEG ricorda che per contrastare le tonalità troppo bluastre devi
scegliere le modalità CLOUDY o SHADE mentre per raffreddare tonalità troppo calde potrai
impostare TUNGSTEN o FLUORESCENT.
Infine, il problema principale: il freddo!
Dovrai combattere contro condense (evita il cambio obbiettivi appena entrato o uscito da un
luogo caldo come un rifugio), batterie che si scaricano in fretta (se inserirle e toglierle dalla
macchina è semplice, tienile al caldo in una tasca interna della giacca, dureranno molto di più),
attrezzatura ghiacciata (ad esempio il cavalletto, che sarà molto più difficile da manovrare) e
problemi a mani e volto.
Difficile proteggersi, il volto non può essere coperto perché devi guardare nel mirino, le mani ti
servono per impostare la macchina e per lo zoom e messa a fuoco…il mio metodo è questo:
metto la macchina sul cavalletto, uso guanti termici abbastanza sottili da consentirmi di usare i
comandi della reflex e tengo poi le mani in tasca scattando con uno scatto remoto.
Quando aspetto l’alba e la temperatura è intorno ai 20° C non patisco certamente il caldo ma per
il momento ho ancora tutte le dita, direi che va bene cosi 😉
Mi rendo conto di aver scritto un post molto lungo, avrei voluto approfondire molte delle cose che
ho scritto ma sarebbe diventato un libro quindi per qualsiasi critica, dubbio o domanda utilizza
senza scrupoli i commenti, sarò felice di chiacchierare con te.
Alla prossima!