Questa sera avrei voluto raccontarvi di Chilecito e Cafayate per parlarvi poco a poco di quello che ci sta succedendo qui in viaggio.
Da Cafayate a Cachi, come arrivare nel nord dell’Argentina
La giornata di oggi però è stata talmente speciale che ho troppa voglia di condividerla con voi. Siamo partiti da Cafayate con la nostra Chevrolet direzione Cachi verso le dieci e mezza del mattino.
Da Cafayate (che, per inciso, è uno dei posti più belli che abbiamo visto finora) a Cachi la strada non è asfaltata e per percorrere i centocinquanta chilometri che le separano ci vogliono quattro ore di macchina.
La strada è la più mitica di tutta l’Argentina, è la famosa Ruta 40.
Poco dopo essere partiti si attraversa la Quebrada de las Flenchas dove l’erosione crea monumenti naturali indescrivibili. Lungo la strada incontriamo una macchina ferma con una gomma a terra, ci fermiamo per chiedere se hanno bisogno di aiuto e speriamo che la stessa sorte non tocchi a noi.
Siamo nella valle de Calchaquies e i paesaggi sono davvero straordinari, le case sono pochissime e per lo più costruite in adobe. Dito alzato lungo il cammino incontriamo Diego, argentino che è partito da qualche settimana per un viaggio che lo porterà per tutta l’America latina. Diego si mantiene vendendo le pietre che trova durante il suo viaggio e si sposta facendo autostop.
Lasciamo Diego a Molinos che è il centro più grande prima di Cachi. Facciamo una piccola deviazione verso Colomè, venticinque chilometri più a Sud, dove si trova una magnifica cantina vinicola, una delle più alte del Paese, siamo infatti a più di duemila metri.
Colomè sembra una vera visione. Siamo stanchi dal tanto sterrato. Appena entriamo nella cantina veniamo accolti da una miriade di pappagalli che volano liberi in cielo e si fermano sul grande albero che fa da guardiamo alla proprietà.
Mangiamo qui, ammirando i vigneti e poi visitiamo il museo di arte contemporanea. Un museo con installazioni incredibili che giocano sugli effetti ottici. L’esperienza è fortissima perché fa riflettere tantissimo sul limite e sull’infinito.
Riprendiamo la macchina, sono le quattro del pomeriggio e per arrivare a Cachi ci mancano ancora due ore e mezzo di macchina, ovviamente sterrata. Poco dopo incontriamo un contadino che fa l’autostop e lo portiamo fino a Molinos. Emana odore di bruciato e di terra, sorride con pochi denti, è un sorriso dolce che ti ringrazia.
Riprendiamo la strada, continuiamo a guidare nello sterrato. Ad un certo punto il cammino si fa molto difficile, passiamo attraverso un piccolo paese formato solo da una scuola, proseguiamo per un po’, ci ritroviamo sul letto di un fiume. Siamo indecisi se tornare indietro o no, ci avevano detto che la strada era angusta ma qui siamo veramente oltre le umane possibilità. Il motore si surriscalda. Notiamo che mancano i cartelli segnaletici che indicano che siamo sulla Ruta 40.
Decidiamo di tornare al paesino.
Chiedo ad una casa se siamo sulla strada giusta. Ci siamo sbagliati, dobbiamo tornare indietro. Siamo sollevati perché la strada sul letto del fiume è davvero eccessiva da praticare.
Diamo un’occhiata alla spia dell’acqua sul cruscotto, brutte notizie, il motore è surriscaldato al massimo. Ci fermiamo a pochi passi dalla scuola. Compare all’improvviso un uomo grosso che mastica foglie di coca. Ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Apriamo il cofano della macchina. L’uomo grassoccio analizza il motore e sentenzia che si è rotto un manicotto. Porta acqua.
Non possiamo proseguire la strada con la macchina in queste condizioni. Arriva un tizio in scooter e si ferma a guardarci. Gli spiego l’accaduto. L’ultimo arrivato va a cercare qualcosa mentre il grassoccio va alla scuola a chiedere delle forbici. Trafficano sulla nostra macchina. Scuotono la testa. Con un copertone, un fil di ferro e un paio di forbici ci sistemano la macchina per poter affrontare la strada che ci divide da Cachi. Sono i nostri due angeli custodi anche se sotto mentite spoglie.
Guidiamo con prudenza, come due equilibristi, pregando che la riparazione di fortuna tenga botta fino a Cachi. Fossimo da soli saremmo preoccupati q.b ma con un bimbo di un anno la preoccupazione di passare la notte in macchina assume tutto un altro sapore.
Il sole sta tramondando e finalmente arriviamo in paese. Cachi è il paesino più bello visto finora, bianco, in stile coloniale, coi portici e una Chiesa spettacolare del XVIII secolo.
Andiamo subito da un meccanico. Ci dice che dobbiamo andare a comprare un manicotto. Torniamo dopo poco. Apre il cofano della macchina, arriccia il naso, il rumore non fa presagire nulla di buono. Dobbiamo aspettare lunedì per un altro pezzo di ricambio perché in queste condizioni la macchina non può arrivare fino a Salta percorrendo le quattro ore di montagna che ci aspettano domani.
Ed ora che facciamo?
Il meccanico ci suggerisce di telefonare all’agenzia con cui abbiamo noleggiato la macchina. Leggiamo il contratto, nei nostri diritti c’è l’assistenza meccanica ovunque ci troviamo. Li chiamiamo e spieghiamo l’accaduto. Ci chiedono se possono richiamarci. Il verdetto: la macchina rimane qui e noi domani arriveremo a Salta in taxi.
Siamo stanchi, pieni di polvere e affamati ma contenti, nonostante le difficoltà è stata una giornata veramente ricca. Gli argentini sono davvero un popolo accogliente, pronti a farsi in quattro per te.
E poi, siccome siamo degli inguaribili ottimisti, pensiamo a quanto, tutto sommato, siamo stati fortunati: poteva andare molto ma molto peggio. Potevamo fermarci nel mezzo della Ruta 40 senza nessuno che ci aiutasse, potevamo fondere il motore, potevamo, potevamo, potevamo ma non è stato così perché ancora una volta abbiamo avuto la dimostrazione che la fortuna aiuta i viaggiatori!
p.s per le nonne, non vi preoccupate Manina sta benissimo, si è divertito un sacco e non ha problemi con l’altitudine.
luca
Il viaggio è fatto di episodi , di incontri , di buona e cattiva sorte , ne avete avuto la dimostrazione oggi.
Senza guide , quelle non creano episodi ,sono solo accessori.
Alla fine potrete dimenticare il ricordo un monumento ma difficilmente potrete dimenticarvi del ricordo di una persona.
Ma chi parla spagnolo di voi due?
Luca
Elisa e Luca
Ciao Luca lo spagnolo lo parla bene Elisa che ha vissuto in Spagna nel 2003 e da lì ogni anno grazie a qualche viaggio fra Spagna e America latina cerca di tenerlo vivo!