Lasciamo Cordoba che è mattina presto e l’aria è pungente anche se è una bella giornata di sole.
Siamo diretti a Mendoza, non sappiamo dove ci fermeremo a dormire questa notte, sappiamo solo che la nostra intenzione è di avvicinarci il più possibile alla culla del vino argentino. Il tempo stimato per percorrere questa distanza è di otto ore e con un bimbo di un anno sono davvero tante, troppe, quindi già sappiamo che sarà necessario fermarci una notte durante il tragitto.
Prima tappa: Alta Gracìa, famosa soprattutto perché il Che qui vi ha passato la sua adolescenza. Che questo sia il vanto del Paese lo si comprende subito appena vi si mette piede. Il viso del comandante rivoluzionario lo si incontra un po’ ovunque.
Prima di visitare il Museo a lui dedicato ci fermiamo in centro per vedere l’estancia gesuitica. Oggi è lunedì ed è chiusa ma con le nuvole bianche e questo cielo azzurro è bella così, anche da fuori.
Certo non regge il paragone con l’estancia gesuitica meglio conservata della Regione di Cordoba, l’estancia de Santa Catalina dove siamo stati ieri. Grande molte volte più di questa, imponente ed in mezzo al verde con la sierra a far la guardia da lontano.
E poi mi torna l’acquolina in bocca a pensare al “biffe de chorizo” e a las “empanadas” (due dei piatti più famosi della cucina argentina) che abbiamo mangiato nel ristorante ricavato nelle ex celle degli schiavi: la rancheria de Santa Catalina.
Ma torniamo ad Alta Gracia, non divaghiamo.
Il tempo di qualche foto all’estancia e arriviamo al museo del Che visitato anche da Fidel Castro e Chiavez. Il lunedì mattina è chiuso e non possiamo permetterci di aspettare l’apertura delle due del pomeriggio.
Ci rimettiamo in viaggio ma ci fermano poco dopo, la strada è chiusa per ghiaccio. Chiusa quanto? Al momento a tempo indeterminato. E’ mezzogiorno e c’è gente che aspetta dalle otto del mattino. Ci aggiungiamo a loro e arrivano le due del pomeriggio. Si vede che era destino che io dovessi visitare il museo del Che.
Settancinque pesos (sette euro per il cambio ufficiale) per tante foto che lo ritraggono a diverse età, una riproduzione della moto con cui attraverso l’America latina e un suo bronzo con cui scattare qualche ricordo.
Sono quasi le quattro del pomeriggio, hanno aperto il passo e finalmente possiamo rimetterci in macchina. E’ passata quasi la giornata e non siamo nemmeno a un quarto del viaggio per Mendoza. Le montagne sono brulle, mi sembrano quelle che mio padre costruiva, in cartapesta, per il presepe. Incontriamo la prima neve ed un vento fortissimo.
Siamo emozionati.
Ora sì che iniziamo a gustare il sapore dell’on the road che ci aspetta per le prossime due settimane.
Arriviamo a Mina Clavero che il sole inizia a calare. Il paese è famoso per i suoi balnearios, molto frequentati durante la stagione estiva.
La strada davanti a noi è ancora tanta ma decidiamo di fermarci la notte a Nono, località turistica che dà il suo meglio in estate e di cui ora in inverno se ne intravedono le possibilità. Impieghiamo due ore a cercare un posto per dormire. I posti che ci vengono consigliati dall’ufficio del turismo o sono chiusi o sono impossibili da raggiungere. E’ buio e siamo ancora senza alloggio. Ma dove è andata tutta la gente?
Finalmente una signora risponde alla porta e troviamo casa per la notte. Ordiniamo empanadas da asporto che mangiamo con il sottofondo dei Simpson in spagnolo, se anche volessimo uscire stasera il paese è deserto.
Domani ci rimetteremo in viaggio, per oggi il nostro on the road termina qui in un letto caldo che ci aspetta a tutti e tre insieme.