Ci sono luoghi che si prestano ad esser raccontati come una fiaba, ci sono persone che sembrano cantori dei tempi antichi che sanno riportarti a quell’età in cui potevi ascoltare per ore le leggende con gli occhi sgranati.
Nel santuario della Madonna delle armi a Cerchiara (che sembra una di quelle fortezze impervie dove rinchiudere le principesse e farle sorvegliare da un drago) cacciatori, monaci e giovani nobili, sortilegi e culto, sono stati rievocati nei vibranti racconti del custode, il signor Ciccio, che accompagna i visitatori alla scoperta del luogo.
Il santuario, che si compenetra con il monte Sellaro, fu fondato nel X sec d.C. dai monaci Basiliani che provenivano da Bisanzio e scelsero le grotte come luogo di preghiera, infatti l’origine del nome deriva dal greco “tòn armòn ”, “delle grotte”, poi italianizzato in “delle armi”.
La leggenda vuole che dei cacciatori di Rossano, inseguendo una cerva fino alle soglie di una grotta, la vedono mutarsi nella Madonna e proprio nel luogo di questo disvelamento trovano delle antiche icone, che vengono prelevate e portate in paese, salvo poi sparire per ricomparire nella grotta, messaggio interpretato dal vescovo come luogo da consacrare al culto.
La magia che aleggia in questo posto non termina qui: il muratore che stava costruendo la cappella votiva per le tavolette, scarta una pietra ovale, che finisce sempre per ritornare nelle pietre del mucchio da lavorare, l’ultima volta nel tentare di darle forma, la spacca a metà scoprendo che su un lato c’era l’immagine dell’Immacolata Maria con il Bambino in braccio e sull’altro versante San Giovanni Battista che fu poi trafugato dai Templari.
Questi reperti sono custoditi nella chiesa, che presenta una forma bizantina, arricchita dalla cappella funeraria dei nobili Pignatelli che sovvenzionarono la costruzione del complesso, dall’accesso della grotta dei cacciatori a lato dell’altare maggiore, dagli affreschi di artisti locali, organo e confessionale databili tra il 1500 e il 1700.
In questo luogo mistico, dove anche le pietre assumono valenze sacre, il simbolo dell’accoglienza, del nutrimento del corpo e dell’anima è il pane di Cerchiara, a cui l’amministrazione comunale ha attribuito il marchio DE.C.O. (Denominazione Comunale d’Origine) quale prodotto identitario in grado di rilanciare il nome stesso del paese attraverso un piano di marketing territoriale.
Questo pane, ottenuto dalla lavorazione di farina bianca, crusca, acqua locale, lievito madre, si caratterizza per la resella, ovvero la piegatura che il panificatore effettua sulla pasta lievitata prima delle cottura e che, quando viene tagliata, si offre all’ospite più importante.
Il lavoro per preservare l’autentico gusto del pane a lungo lievitato e cotto a legna, costituisce un’altra testimonianza di come in questa parte di Calabria un pezzo di tradizione possa assurgere a strumento di coesione e valorizzazione della comunità locale e rappresentare per il turista una meta per ascoltare e comprendere la pienezza di questa terra.
Questo post è stato scritto dalla tata collaboratrice Cristina Felice Civitillo nell’ambito delle esperienze fatte durante il blog tour #wildcalabria
Manuela_Vitulli
Pensare che pur essendo meridionale non sono mai stata in Calabria! Grazie per questi articoli! 🙂
Montegiordano
Cerchiara è un bellissimo paesino vicino al nostro di Montegiordano, il centro storico e ancor di più la storia del suo pane lo rendono un paese unico.