Cadaqués volevo visitarla da tantissimo tempo.
Mi affascinava ciò che mi avevano raccontato di lei. Una piccola cittadina di mare in Costa Brava lontana dal frastuono di mete più movimentate e soprattutto impersonali fatte di grattacieli, mega hotel, insomma un copia ed incolla della nostra Riviera per intenderci.
Invece di Cadaqués mi avevano parlato come di una cittadina ancora abbastanza tradizionale, tutta bianca ed abitata da artisti. E devo dire che la realtà ha superato le aspettative.
Cadaqués è tutto ciò che mi avevano detto di lei ma anche molto altro.
Innanzitutto non mi avevano detto che Cadaqués è Cadaqués perché raggiungerla è un po’ un’impresa. Pensate che la nostra guida quando ci ha salutati a Pubol e ci ha dato appuntamento lì per il dopo pranzo ci ha detto che, seppur auto munita, sarebbe arrivata in autobus. Il motivo? Dire che la strada è tortuosa è un eufemismo. Si guida su un sali e scendi denso di curve. Ma ciò contribuisce a rendere Cadaqués quel gioiellino che è, non c’è dubbio.
Per andarci bisogna volerlo, desiderarlo, sceglierla.
Ma non è finita qui.
A Cadaqués si respira arte. A Cadaqués abitò per gran parte della propria vita Dalì.
Ed è a Cadaqués che terminiamo il triangolo immaginario sulle orme di Dalì che ci ha accompagnato nell’ultimo mese, partito da Pubol è passato per Figueres ed ora attera a Portlligat, piccolo nucleo abitativo del Comune di Cadaqués dove Dalì abitò con Gala.
A Portlligat Dalì e Gala scelsero di stabilire la propria casa innanzi ad una baia dove sorge il primo sole di Spagna (Dalì amava dire che era il primo spagnolo a vedere il sorgere del sole e ne andava così fiero che in camera aveva sistemato uno specchio a lato della finestra che gli permetteva di vedere l’alba standosene comodamente sdraiato a letto).
Il panorama stupendo dell’Empordà divenne spesso lo sfondo dei quadri dell’artista.
La storia della Casa-Museo di Dalì e della moglie Gala mi affascina. Un tempo era un gruppo di case di pescatori, sette per l’esattezza, che la coppia acquistò pian piano nel tempo. Appena vi si stabilirono non esisteva una strada per arrivare ed erano gli stessi pescatori che portavano loro i viveri. La prima casa che acquistarono era di Lidia una pescaiola che la utilizzava come riposo attrezzi. Ventituemetri quadrati senza acqua nè luce.
La guardo e a stento riesco a credere che davvero la casa immensa, surreale e istrionica nella quale cammino deriva proprio da lì. Ora l’arredamento è una mescolanza sapiente di Kitch e sobrio, rivedo lo stesso insieme apparentemente senza senso di oggetti che abbiamo incontrato anche al Teatro-Museo di Figueres.
Dalì amava collezionare oggetto di uso quotidiano che poi utilizzava in modo surreale nelle sue opere e la Casa Museo ne è piena, viene voglia di perdere ore ad analizzare tutto nei dettagli.
Alcune stanze sono eccezionali come la stanza di Gala, circolare, senza una finestra, una mezza caverna dove le cose sembrano nascondersi, una stanza che sembra il manifesto del carattere della moglie di Dalì.
La stanza della pittura è forse la più interessante perchè permette di capire il modo in cui lavorava il pittore.
La piscina è sorprendente, c’è una cabina del telefono, un altare kitch e surreale, regno delle feste in cui tutto era permesso.
Non potevano mancare le uova, simbolo di Dalì che abbiamo trovato anche a Figueres e i fiori che Gala amava presenti anche a Pubol.
Il sole tramonta sulla baia, il vento soffia forte, è ora di andare, ci incamminiamo verso la macchina, dietro di noi le case bianche di Cadaqués e dentro la sensazione che torneremo presto a goderci questo angolo di mondo.
Attenzione, nella casa museo entrano otto persone per volta ogni quindici minuti, nel prezzo dell’ingresso è compreso anche il servizio di guida che vi accompagnerà all’interno. Il nostro consiglio è di prenotare un’orario di visita prima di arrivare ed essere estremamente puntuali per non perdere il diritto ad entrare.
Quell’eccentrico, pazzo e surreale Teatro-Museo Dalì a Figueres