Artefiera: l’arte invade Bologna
Una volta all’anno, ogni anno, grazie ad Artefiera, l’arte invade Bologna.
Le performance sono ovunque, luoghi insoliti altrimenti non visitabili aprono le porte alla cittadinanza e si trasformano in location per eventi legati all’arte.
Ed eccoli lì turisti e bolognesi con in mano mappe e cartine alla scoperta di una Bologna che diventa un grande Museo metropolitano.
E’ successo anche quest’anno dal 24 al 26 gennaio.
Mostre, eventi ed iniziative in palazzi storici e spazi culturali hanno affiancato la tradizionale manifestazione di Artefiera, il salone internazionale dell’arte moderna e contemporanea che si tiene presso i Padiglioni della Fiera di Bologna .
Se non avete potuto partecipare vi consigliamo di segnarlo sul calendario per l’anno prossimo e ve ne diamo un piccolo accenno in questo video:
A causa di altri improrogabili impegni (leggi una lettura- concerto che ci ha visto protagonisti) quest’anno ci siamo persi la “art city white night” la notte bianca dell’arte in calendario il sabato sera ma ci siamo rifatti la Domenica partecipando alla Fiera dell’arte.
Ciò che più ci ha colpito di questa edizione è stata l’apertura alla fotografia, al padiglione 26 era presente una selezione di venti gallerie con l’intento di proporre un percorso dalla fotografia storica a quella contemporanea passando per artisti come Fontana, Giacomelli, Roller e Serrano.
Prima di passare la penna virtuale a Katia la nostra tata collaboratrice, presente anche lei in Fiera, vi lasciamo una carrellata delle opere che più ci hanno colpito e vi diamo una piccola speranza, fino al 30 Marzo sarà possibile visitare Mondi industriali presso la Fondazione Mast ci hanno detto che è da non perdere!
Artefiera è stata ricca di piacevoli scoperte, a partire dalla sezione dedicata all’editoria, colma di diversi e interessanti volumi (anche in offerta) riguardanti l’arte italiana e straniera.
Nei due padiglioni (25 e 26) dedicati all’arte moderna e contemporanea mi ha colpito l’accostamento di diversi generi: riconoscere e rimanere estasiati di fronte ad un classico Boldini o de Nittis (nonostante le mie nozioni di storia dell’arte), poi voltarsi e notare le opere “essenziali” di nuovi artisti, dove tutto a volte s’incentra su di una parola o una linea.
Le parole e il colore hanno decisamente fatto da padroni, per la mia gioia:
Ho trovato molto interessante anche il fatto che il soggetto comune a molte opere fossero i continenti e le farfalle, che binomio particolare! E poi lei, la mia Africa…
Infine una nota emotiva. Lasciando la fiera abbiamo assistito ad un episodio che scalda il cuore: in uno stand di manifesti riguardanti la seconda metà del ‘900 un signore insiste con un collezionista per comprare un’opera, arrivando a dire : “Le do quel che vuole” ma egli non cede: “Non sono in vendita, sono miei, mi spiace”, dice sorridendo.
A discapito di tutto quello che si sta perdendo, l’arte un valore ce l’ha e lo avrà sempre: un valore che neanche tutto il denaro del mondo può comprare e che si coglie negli occhi delle mille persone che oggi s’incontrano qui.