Poco tempo fa ci è arrivata una mail che diceva più o meno così:
“Sono appena tornata dall’Argentina, ed è questo che vorrei raccontare se siete interessati. Sono stata via un mese girando Pampas e Patagonia in macchina con un amico argentino guidando per più di 5000km da Buenos Aires, fino al confine cileno per poi tornare alla costa Atlantica attraverso il deserto del Chubut. Si è trattato di un viaggio del tutto non convenzionale: abbiamo scelto consapevolmente di non raggiungere il Perito Moreno, di non arrivare fino ad Ushuaia, mete certamente meravigliose, ma…consuete.” Chi parla è Eleonora e siamo contenti che sia la nostra special guest di questo grigio mercoledì. Buona lettura!
Non mi basteranno le poche centinaia di parole di questo articolo per descrivervi la meraviglia di un luogo incastonato nelle montagne, eppure provvisto di spiagge dorate ed acque cristalline dei laghi più limpidi che io abbia mai visto. Circondata, per giunta, da una quantità spropositata di fiori, nonostante il calore: mi si spiega, infatti, che Villa La Angostura è stata ribattezzata “il giardino della Patagonia” e proprio qui si tiene ogni anno dal 1991 una grande festa ai primi di Febbraio. “In quei giorni sarò già in Italia, purtroppo” penso. Il mio compagno di viaggio, argentino doc, nella sua immensa follia vuole portarmi a camminare per la bellezza di 24 chilometri, dodici all’andata e dodici al ritorno, in una frazione del Parco Nazionale – Los Alerces – per approdare, alla fine della prima sessione, al Bosque de Arrayanes che ispirò nientepopòdimeno che Walt Disney alla stesura della fiaba di Bambi.
Gli Arrayanes sono alberi secolari alti fino a 25 metri, longilinei, intrecciati uno all’altro nel loro tipico colore cannella. Un arancio intenso che farebbe proprio pendant col manto di un cerbiatto. Faccio mente locale sulla mia precaria preparazione fisica, mi rifiuto, e lo convinco a prenotare due posti su un piccolo traghetto che ci condurrà fino al piccolo porto che bagna il suddetto bosco, così da percorrere solo metà del tragitto, prevalentemente in discesa, ormai lontani dal calore di mezzogiorno.
Affare fatto, così si conclude fra viaggiatori che si rispettano.
Ci rivolgiamo allo sportello, accolti da una gentilissima responsabile che altrettanto gentilmente ci comunica che i traghetti sono tutti occupati. È il nostro ultimo giorno nei dintorni, l’indomani scenderemo verso San Carlos de Bariloche, sarebbe inutile risalire. Così, intraprendo l’ennesima sfida con me stessa, e parto ad infarinarmi le gambe e le scarpe da trekking con la terra di un posto incantevole. Ce la prendiamo con calma, come facciamo ogni giorno macinando chilometri nella Clio bordeaux che ci scarrozza indistruttibile lungo 5000 chilometri di viaggio che partono da e tornano a Buenos Aires passando per La Pampa, la Patagonia fino ad El Bolsòn, per poi spezzare il deserto del Chubut raggiungendo la Peninsula de Valdès, sulla costa atlantica.
Ci godiamo il percorso più che la meta, come nella vita.
I chilometri percorsi sono segnalati da piccole piastrine piantate sul suolo, inframezzati da miradores (viste panoramiche) mozzafiato in cui la natura si esprime in ogni colore: c’è il blu profondo della superficie del lago, il candore delle cime innevate, il grigio delle curve che accarezzano le valli, il verde delle fronde rigogliose. L’inizio è arduo, ma l’ombra ci rinfresca e come nella vita il Paradiso va conquistato!