
Se durante un viaggio in SudAfrica avete la fortuna di visitare Cape Town ci sono due luoghi da non perdere per comprendere la storia dell’apartheid: il District Six Museum e Robben Island.
Il District Museum si trova in pieno centro a Cape Town in Buitenkant Street e ripercorre la storia dell’ormai scomparso district six, il quartiere smantellato negli anni 60/70 a causa delle leggi razziali. Vuole essere un tributo alla storia delle circa 50,000 persone residenti qui prima degli sfratti forzati. Il museo è gestito esclusivamente da ex abitanti del quartiere e cerca di ricostruire gli interni delle case dell’epoca. Al centro c’è una grande cartina dove le persone che vi abitavano hanno indicato l’ubicazione della loro casa. E’ un luogo suggestivo perchè permette di capire a cosa si era costretti a causa delle dure leggi sudafricane che imponevano ai neri di abitare in quartieri fuori dalla città.
A Robben Island invece, ci si arriva esclusivamente tramite tour guidati che salpano dal Waterfront (la zona più cool della città). Il biglietto permette di accedere al giro dell’isola utilizzata come carcere fino al 1996. Oggi è stata dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco dedicato a tutti coloro che come Nelson Mandela vi hanno trascorso lunghi anni di prigionia. Durante tutta la visita si viene accompagnati da un ex detenuto del carcere. Per noi è stato singolare pensare che la persona che ci stava narrando le barbarie a cui si era sottoposti (come dover passare l’inverno in celle umidissime completamente nudi e dotati di una sola coperta) le avesse vissute davvero in prima persona. Il tour prevede una visita alla vecchia prigione e alla cella di Mandela e un giro in autobus dell’isola di 45 minuti con commenti sui luoghi degni di nota come la cava di calce in cui i detenuti venivano impiegati nei lavori forzati.
cella di Nelson Mandela
Eravamo lì tutti insieme innanzi alla cella di una persona che ha fatto la storia del Sud Africa e la commozione era altissima. Pensare che quest’uomo straordinario vi ha passato gran parte della propria esistenza in onore di un valore altissimo che è l’uguaglianza ci lascia ancora senza parole.
Simon Falvo
Molto interessante. Quando ero a Cape Town, non sono andata a Robben Island mentre sono andata alla ricerca delle (tristi) radici dell’Apartheid a Johannesburg, dove ho visitato Soweto, Un’esperienza unica, che consiglio a tutti.
miprendoemiportovia
Ciao Simon e grazie di esser passata di qui!
Noi per scelta non siamo andati a Johannesburg perchè tutti ce l’hanno sconsigliata anche se ci è dispiaciuto perchè Soweto deve essere davvero un’esperienza unica!
A Cape Town avremmo voluto visitare lo slum ma non ci convincevano le visite guidate dell’ente del turismo, ci sembravano poco “vere”, tu come ti sei organizzata?
Marzia Keller (@MarziaKeller)
Parto per il Sudafrica sabato proosimo, andro’ sia a Cape Town che al Kruger….grazie per i consigli! 🙂
miprendoemiportovia
Cara Marzia da non perdere le winelands nei dintorni di Cape Town! Buon viaggio e grazie d’esser passata di qui!
Beatrice Clerici
Non ho parole per descrivere quanto mi è piaciuto il Sudafrica… Ma parlando di Apartheid ho trovato un realtà strana lì, non so se l’avete percepito… L’Apartheid è finita nel 1994. Soltanto 24 anni fa. Tutti in teoria oggi hanno gli stessi diritti ma la percezione del diverso è ancora molto presente. I bianchi non sono contenti del governo “nero”, i neri ancora non hanno ancora accesso a cariche direttive importanti. Questo significa che le differenze, di ogni tipo, verranno sanate con il tempo, ma oggi la parità non è ancora raggiunta, ci vorrà tempo. Oggi si stanno laureando i primi neri che andranno, spero, a coprire cariche importanti. Io ho avuto due guide bianche a Cape Town e a parlare con i bianchi l’apartheid non è mai esistita, era solo nella mente dei neri. E’ incredibile… Poi ci sono le township. E spesso, come sapete, sorgono dall’altra parte della strada rispetto a dei super complessi residenziali pieni di ogni confort recintati con filo spinato elettrificato dove vivono solo bianchi. Insomma non ci si deve dimenticare del fatto che c’è ancora una enorme differenza economica e culturale tra le persone. Verrà sanata con il tempo ma a me personalmente ha fatto un po’ effetto e mi ha dato molto su cui pensare. Voi cosa ne pensate?
Elisa e Luca
è sicuramente un tema molto difficile da capire soprattutto da fuori, non trovi?