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Miprendoemiportovia - Blog di viaggi

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E’ da un po’ che in rete sento parlare di world-schooling ma non ho mai avuto modo di approfondire l’argomento.

Poi ci sono incontri che capitano per caso come quello che sabato ho avuto con Ruth del blog exploramum.com: incontri che emozionano, ti inondano di energia positiva e ti fanno venir voglia di osare ancor di più.

Ruth è australiana e viaggia da tre anni con il figlio di dieci senza fermarsi, ininterrottamente intorno al mondo. Nel suo blog motiva i genitori single e le famiglie a cambiare la loro vita e ad inseguire i propri sogni. Molti genitori le scrivono per ringraziarla per ciò che fa, per averli spronati a uscire dal tran-tran di tutti i giorni e a trascorrere più tempo coi loro bambini.

Ho incontrato Ruth lo scorso weekend al Children’s Tour di Modena e l’ho intervistata sulla world-schooling, un modo strano di insegnare ai propri figli dove il maestro è il mondo e si impara non dai libri di testo ma dalle esperienze che si fanno.

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Quando hai iniziato a viaggiare con tuo figlio?

Abbiamo iniziato a viaggiare nel 2012 quando mio figlio aveva 5 anni. Io lavoravo tanto ed ero fuori per la maggior parte della giornata. Un giorno gli ho chiesto cosa volesse fare insieme a me e lui mi ha chiesto di iniziare a viaggiare insieme. In tre anni abbiamo visitato 51 paesi, il nostro obiettivo ora è di arrivare a 100.

Perché hai scelto la world-schooling?

Perché è un ottimo modo per educare mio figlio. Viaggiando apprende a rispettare le diverse culture, incrementa le sue abilità sociali, conosce diverse lingue straniere, impara la storia, l’arte, la geografia e a convertire la valuta di un paese in quella del suo paese di origine e molto altro ancora.

Qual è la più bella esperienza che vi ha regalato la world-schooling?

Ce ne sono davvero tante, quella più avventurosa è stata in Amazzonia dove abbiamo vissuto con la gente in maniera tradizionale e dove mio figlio ha nuotato coi delfini rosa.

Prima di iniziare a viaggiare mio figlio non mangiava quasi nulla, ora che siamo sempre in viaggio ha imparato a mangiare qualsiasi cosa provenga dalla cultura locale.

Un’altra bella esperienza è stata alle Fiji dove abbiamo aiutato un villaggio con vestiti, giocattoli e libri, oggetti personali e per la casa e prodotti alimentari. Inoltre abbiamo pagato le tasse scolastiche e fornito beni di prima necessità a 2 bambini il cui padre era appena morto e la loro madre li aveva lasciati.

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Tuo figlio non frequenta la scuola come fa ad imparare la matematica e le altre materie?

Senza dubbio la matematica è la cosa più difficile da insegnargli. Quando viaggiamo utilizziamo un’app che ci permette di gestire il nostro budget, questo è un modo per imparare la matematica anche grazie alla necessità di convertire la moneta locale con il dollaro australiano.

Quando ci fermiamo in un posto sono io che gli faccio degli approfondimenti sulla matematica come fanno alcuni genitori che si occupano di home-schooling. Ma viaggiare è una fonte inestimabile di apprendimento. Quando eravamo in Sud America era lui che parlava spagnolo con la gente del posto. Facciamo sempre in modo di poter utilizzare alcune parole della lingua locale dei paesi in cui andiamo.

Questo è un modo eccezionale per insegnargli l’apertura mentale necessaria a far sì che un giorno decida cosa fare della sua vita. Ci sono famiglie che hanno fatto world-schooling fino a quando i propri figli sono andati all’Università. Durante i nostri viaggi mio figlio tiene un diario che mette on-line e che gli permette di approfondire lo studio della lingua inglese. Inoltre è un fantastico fotografo con un punto di vista molto particolare. Tutte queste sono competenze che lo aiuteranno in futuro e che stanno formando la sua personalità.

Come fate a viaggiare così tanto? Come vi mantenete?

Questa è davvero la parte più difficile del nostro modo di vivere. Ci manteniamo coi nostri risparmi, prima di partire abbiamo venduto la nostra casa, la macchina e molti dei nostri beni. Non abbiamo reddito ma il blog ci aiuta a finanziare i nostri viaggi grazie a progetti con strutture alberghiere o enti del turismo.

Qual è il vostro prossimo viaggio?

Partiamo fra due giorni per un press trip in Egitto ma non abbiamo un percorso tracciato, scegliamo le nostre mete parlandone insieme e poi ci diamo da fare per raggiungerle!

Cosa pensate della world-schooling? Se qualcuno di voi mentre leggeva questo post ha pensato che la world-schooling potrebbe rovinare i propri figli vi consiglio di leggere questo bellissimo articolo in inglese scritto da una ragazza che è cresciuta con la world-schooling: 10 modi in cui la world-schooling ha rovinato la mia infanzia, personalmente vorrei che anche l’infanzia di Manina fosse “rovinata” in questo modo, esagero? Non credo.

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p.s ringrazio Annalisa di inviaggioconleo per avermi fatto conoscere Ruth (e per le foto di questo articolo) e la world schooling. Annalisa gestisce un gruppo Facebook sull’argomento, se questo articolo vi ha incuriostiti chiedetele di farne parte!

Ciao siamo Elisa e Luca, due viaggiatori incalliti che hanno fatto della loro vita un viaggio senza fine. Ci siamo entrambi licenziati da un lavoro che ci piaceva ma che non ci permetteva di vivere la vita che volevamo. Abbiamo un cuore rock’n’roll che batte all’unisono e un’anima gipsy. Il nostro motto? I sogni nel cassetto fanno la muffa, quindi tiriamoli fuori che la vita è lì che ci aspetta!

Comments:

  • 24 Marzo 2015

    Bellissimo. Sarebbe fantastico e me ne sono innamorata anche io! Ci vuole quel pizzico di coraggio che ti spinge a farlo (e di certo in questo periodo non manca) ma anche disponibilità economiche per viaggiare così tanto. Sarebbe stupendo!

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  • 24 Marzo 2015

    Ci stiamo pensando seriamente! Entrambi abbiano fatto io grande passo, ora si tratta solo di convincersi che SI PUÒ!

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  • 24 Marzo 2015

    Ciao Elisa, anche io sono affascinata da questa modalità educativa e di certo l’esperienza di Ruth è meravigliosa. Ci rifletto e ci ho riflettuto ma ho anche molti dubbi. Mi chiedo se sarei “adeguata” ad essere l’insegnante di mio figlio, se non si crei una sovrapposizione di ruoli che da un lato non fa bene al bambino e dall’altra potrebbe togliergli quella pluralità di punti di vista e stili educativi che servono ai piccoli per crescere. Mi chiedo anche se in caso di un figlio unico non manchi l’esperienza col gruppo dei pari.
    Di contro … Beh… Senza entrare in polemica con la scuola ne vedo anche i molti vantaggi.
    Insomma. Mi interrogo ma non so darti una risposta… 🙂

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  • 24 Marzo 2015

    Fantastici Elisa, meravigliosi questi genitori! Io li ammiro con tutta me stessa e sono certa che i loro figli saranno persone specialissime!
    Non credo che avrei mai il coraggio e la forza di farlo, ma chissà magari mia figlia riuscirà a fare qualcosa del genere coi suoi figli! ?

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  • 25 Marzo 2015

    Eccomi qua! Bellissima intervista Eli, complimenti! Anche io ho conosciuto Ruth ed Annalisa e sono persone davvero fantastiche!

    Dunque… su Twitter mi chiedi cosa ne penso. E la risposta non è immediata; ci ho riflettuto un bel po’. Sono le 4 di mattina ed eccomi giunta alla conclusione…:)

    Sicuramente il pensiero di viaggiare non-stop con i miei figli è elettrizzante. Ma… ma penso che parte fondamentale del viaggio sia anche il ritorno. Non amo particolarmente il bianco o nero; tutto, se portato all’eccesso, può essere controproducente. Soprattutto se parliamo di bambini. Tu sai quanto io ami viaggiare con i miei figli e quanto ho scritto e detto sull’importanza di farlo. Ma il pensiero di precludere loro il concetto di “ritorno” mi lascia molto perplessa.

    Il world schooling dona sicuramente tantissime opportunità, ma penso che ne toglie altrettante. Non voglio parlare di apprendimento in senso stretto. Anche se bisognerebbe approfondire anche questo aspetto (io ad esempio non mi sentirei assolutamente in grado di sostituirmi ad un insegnante; e certo saper usare le diverse valute non corrisponde esattamente a sapere la matematica).

    In realtà, quello che mi spaventa maggiormente è la dimensione sociale di questa scelta. Premetto che non sono un’esperta. Non sono una psicologa né una sociologa né tanto meno un’educatrice. Sono una mamma e in quanto tale mi accorgo di quanto sia importante per i miei figli avere dei punti di riferimento, soprattutto ora che iniziano ad avere una dimensione sociale molto più spiccata rispetto a qualche anno fa.

    Paradossalmente, penso che tenere i propri figli lontano dal tradizionale sistema scolastico significa limitare in maniera esponenziale la loro vita sociale. Sicuramente viaggiando continuamente sia ha la possibilità di conoscere tante persone diverse, molto più che restando a casa. Ma i legami che si creano interagendo con altri bambini per 40 ore la settimana non possono essere sostituiti da incontri fugaci, seppur interessanti e arricchenti.

    Insomma, penso che la vera sfida per noi genitori sia dare loro equilibrio. Stimoli continui e anche contrapposti che li rendano in grado, un giorno, di fare delle scelte consapevoli: viaggio o non viaggio; credo in Dio o non ci credo; vivrò per sempre in Italia o sarò cittadino del mondo…

    Questo a volte significa limitare le nostre di scelte, è vero. Ma d’altra parte essere genitori è anche questo.

    Ci sarebbe molto altro da dire… magari davanti una bella tazza di caffè. O magari, ci scrivo un post! Un abbraccio carissimi e un bacino a Manina.

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