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Miprendoemiportovia - Blog di viaggi

Meseta

Lucia, special guest di questo mercoledì, ci ha inviato un pezzo di cuore legato al Cammino di Santiago, un pezzo bello e poetico che non ha bisogno di presentazioni se non di augurarvi buona lettura.

Il cammino francese verso Santiago, percorso a piedi, prima in gruppo nel 2008 da León a Santiago (300 km in 12 giorni…tour de force per me, sportiva zero, nemmeno della domenica!) e poi con un’amica nel 2009 da St. Jean Pied-de-Port a Santiago e poi Finisterre e Muxia, sull’oceano (900 km, ma in 40 giorni!) è rimasto nel cassetto del cuore, però le sue immagini e le sue sensazioni mi spingono a “reindossarlo”, perché per me non è solo un viaggio, è il viaggiare in sé.

È difficile parlare del cammino perché si rischia di fermarsi a una superficie di dettagli logistici o di lasciarsi andare alle riflessioni spirituali, che lo trasformano in un generico fenomeno di massa.

“Che cos’è il Cammino?” “Il cammino di Santiago sono i sentieri che da tutta Europa portano a Santiago de Compostela. Tutti.”

Granon

Camino di Santiago emozioni

Il cammino è luogo di allegria e di spensieratezza,tempo di silenzio e di preghiera (per chi prega), di meditazione, di momenti di paura e di serenità – a volte mischiate – di fatica e di riposo, luogo di contemplazione di paesaggi e di bianche cattedrali o di piccole chiese isolate color sabbia, tempo di albe che fanno capolino alle spalle e di sonno che prende prima che sia buio, tempo di bucati stesi, di facce, di piedi, di saggezze contadine culinarie e agricole e di ‘strampalatezze a cuor leggero’, come dormire all’aperto e fare il bagno nei torrenti e di sorprese quotidiane: ritrovare Alessandra, compagna di strada delle prime due settimane, a Muxia sull’oceano; incontrare amici di amici; perdere e ritrovare cose, non avere le vesciche…(!),

Il cammino di Santiago è molte cose su cui la maggior parte delle informazioni necessarie si possono trovare in siti e guide dove sono illustrati i dove e i come.

Il perché invece è imperscrutabile: ogni pellegrino va in compagnia di se stesso verso Santiago, per le ragioni più varie, spesso nemmeno lui le conosce tutte a fondo. Sicuramente è un viaggio antico, con tempi molto più lenti di quelli a cui siamo abituati da aerei, treni e automobili.

Galicia

Camino di Santiago cosa portare

È un tragitto che si percorre con il corpo mentre la mente e il cuore – in qualche modo misterioso e inspiegabile – riposano in armonia tra loro. Si cammina con pochi oggetti, solo i più indispensabili, che diventano compagni di viaggio, di cui l’abitudine e la pazienza insegnano la collocazione precisa (la torcia è qui, l’asciugamano lì, le calze asciutte…?). A proposito: la prima tappa è la preparazione dello zaino!

Camino di Santiago esperienze

È un percorso culturale nell’Europa medievale che si riconosceva nel cristianesimo (in contrapposizione all’avanzata araba, contro cui il cammino francese era il confine/baluardo), ma soprattutto nell’Europa di oggi, unita. È l’incontro con (quasi) tutte le nazionalità, e con altre religioni.

Monte Irago

E del resto lo stesso Santiago è rappresentato in due modi: matamoros, ammazzamori, cavaliere giustiziere sanguinario, fisicità del confine medievale, per me a volte persino fastidioso; e peregrino, con bisaccia, bastone, cappello, conchiglia e libro. Generalmente questo secondo ha uno sguardo che si incrocia più volentieri, come dire, più amichevole!

Ed è uno spazio in cui ci si sente accompagnati anche da tutti i pellegrini che hanno percorso quegli stessi sentieri il giorno prima, il mese, l’anno, i secoli prima. Che emozione –una per tutte – dormire nella collegiata di Roncisvalle con i ricordi che vagano tra il tono tragico dell’epica francese di Roland…e lo sguardo comico/splatter del toscano Luigi Pulci che nel XV secolo scrive qualcosa come ‘a Roncisval parea un tegame’ per descrivere l’imboscata fatta a Orlando dai mori, che poi forse erano baschi. Ma questa è un’altra storia.

Il percorso è straordinario per i monumenti, per i paesaggi e… per gli incontri. Nessuno può partire pensando di decidere il con chi, anche se si parte in compagnia!

Meseta
Spesso si ha bisogno di aiuto: come dimenticare le parole d’incoraggiamento di Elisa, di Chiara, di Nicola, di Pablo…? E l’esperienza di chiedere una baguette per la strada a chi non conoscevo? E l’hospitalero che ha bollito il mio sacco a pelo senza dire a nessuno che forse conteneva los chinches, gli insetti ovvero le pulci, che sono il contagio che ti esclude dalla comunità pellegrina?

E il medico che mi ha fatto un ricamo di scotch intorno a un ginocchio e così mi ha fatto passare il dolore (ma non ha voluto dire come si chiamava perché – parole sue – ‘uno impiega una vita a farsi un nome e poi non sa più chi è’)? E quei due-fratelli-più-due-cognati di Murcia che ogni anno rinnovavano la loro amicizia di ‘magnifici quattro’ con otto giorni di cammino e ci componevano sopra un romance (racconto in strofe rimate) che cantavano la sera?

E le chiacchiere del primo mattino con Francesca? E quei due ragazzi tedeschi partiti da casa loro che mi hanno spiegato con semplicità che in un cammino così lungo è impossibile non perdere di vista qualcuno, quindi bisogna essere contenti e poi saper dire adios? (Ma, santo cammino! Questa è una parte davvero fastidiosa!) E quei due occhi neri modenesi sul volto sorridente di uno che mi ha concesso un po’ del suo spazio sull’ambi­tissimo filo per stendere?

È un viaggio in pace con gli altri.

E soprattutto el camino no es una carrera, il cammino non è una corsa, l’ho imparato da un hospitalero che mi ha spiegato perché ero così dolorante e poi da un ‘samaritano’ che ha rincollato i miei pezzetti al suono di “tu vida, tu camino”. È la tua vita, è il tuo cammino.

Di certo la misura dello spazio in centimetri, della distanza in ‘ore o giorni di cammino’ modifica la relazione che abbiamo con il mondo intorno. L’orizzonte è vastissimo e a portata di passo. Sarà un caso che a un certo punto tutti i pellegrini – me compresa! – fanno una foto a una ragnatela, a un fiore, a un sasso?

Burgos

Camino di Santiago tappe

Da qualche parte ho letto (ma è anche quel che ho provato, tutto un po’ semplificato) che il cammino intero (gli 800 km) ha tre fasi: il rosso (ma io direi che è più verde e azzurro), il risveglio di sé, il momento cioè in cui ci si rende conto di essere in viaggio, e si dimentica la quotidianità. I pensieri scompaiono, si cammina concentrati sul proprio corpo e non si pensa a nulla.

La vita non-pellegrina si dirada in una nebbia di sogno. Questo corrisponde al percorso dal confine franco-spagnolo fino a Burgos, dal crinale dei Pirenei fino a che ci sono colline con le vigne. Segue il nero che è un momento in cui emergono i ricordi, si è lontani dall’arrivo e l’entusiasmo della partenza deve diventare determinazione, si fanno i conti con se stessi, anche con le parti meno piacevoli dei propri pensieri. Corrisponde alle gialle, soleggiate mesetas, gli altipiani da Burgos a León. Infine viene il bianco, la serenità, la leggerezza, il sentirsi vicini all’arrivo. Di solito subentra da León in poi, negli ultimi 300 km di strada e meno male perché da lì ricominciano le montagne…prima il monte Irago, poi la valle del Bierzo, poi il Cebreiro che apre i sentieri della Galizia, così verde e celtica da sembrare l’Irlanda

Fromista

Camino di Santiago durata

Ma qualcosa di simile è avvenuto anche sul più breve percorso, nei 300 km: si vede che tutto si dosa nelle giuste proporzioni!
L’arrivo a Santiago è difficile da raccontare: un’emozione densa, ma sottovoce e nel profondo dello stomaco, come il clic di una foto che immortala tutti i giorni e tutti i colori.
La città poi è magnifica, sembra costruita con lo stesso fango e con il sole dei sentieri percorsi, chissà, forse è così. E c’è musica, c’è molta fiesta, c’è una piazza enorme davanti alla cattedrale dove ci si incontra tutti, la praza de Obradoiro che è come un grande riassunto del cammino. Dentro la cattedrale, tra tutti i riti ‘del pellegrino’, io sono rimasta affascinata dal botafumeiro (il ‘buttafumo’, il turibolo enorme) che volteggiava nel transetto, manovrato da dieci uomini: un enorme deodorante all’incenso che da secoli alleggerisce un po’ il peso della ‘puzza pellegrina’: odore di piedi, sudore, sabbia, umido e gioia.

No sabía que era imposible y lo hice. Non sapevo che era impossibile e ce l’ho fatta.

Se vi viene voglia di provare, pensateci un pochino, covate in cuore il desiderio e poi via!

collegiata Roncisvalle

Camino di Santiago libri

Sul cammino di Santiago la letteratura è ricca: prima di partire io avevo letto con molto gusto Sola sul cammino che è il diario di Anna Lamberti Bocconi, che ha percorso tutto il cammino francese nel 1999.

Poi ci sono due guide molto belle anche solo per le foto e per farsi un’idea: quella edita da Terre di Mezzo, di Alfonso Curatolo e Miriam Giovanzana Guida al cammino di Santiago de Compostela, laica e poetica e quella di Massimo Cardoni Sulla strada di Santiago, con un’impostazione più religiosa. Più recententemente e con un taglio ancora più ‘pratico’ è uscito, sempre per i tipi di Terre di Mezzo, A Santiago lungo il cammino del Nord di Luciano Callegari. Il Touring club inoltre propone – idea interessate – una guida/taccuino. Piccola e leggera, potrebbe essere l’ideale! Io, da parte mia, avevo fotocopiato la guida di Curatolo e Giovanzana e poi buttavo via i fogli, tappa dopo tappa (con buona pace degli autori!).

Nella rete, un sito ricchissimo (anche troppo!) è quello curato da Luciano Callegari: compostela.pellegrinando.it

Dopo aver percorso lo stesso cammino nel 2009, Alessandra Stanga, ora graphic designer, ha montato questo video, per me molto commovente:

 

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Ciao siamo Elisa e Luca, due viaggiatori incalliti che hanno fatto della loro vita un viaggio senza fine. Ci siamo entrambi licenziati da un lavoro che ci piaceva ma che non ci permetteva di vivere la vita che volevamo. Abbiamo un cuore rock’n’roll che batte all’unisono e un’anima gipsy. Il nostro motto? I sogni nel cassetto fanno la muffa, quindi tiriamoli fuori che la vita è lì che ci aspetta!

Comments:

  • 4 Febbraio 2015

    Non so che lavoro fai Lucia ma hai scritto un bellisismo post; ogni parola è al posto giusto e viene voglia di intraprendere il Camino di Santiago. Grazie.

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  • 4 Febbraio 2015

    Bellissimo post. Mi ha fatta tornare indietro nei ricordi: il sentiero, i volti, Le chiacchiere alla sera che non sai nemmeno tu che lingua stai parlando, il sentiero, lo zaino che pesa e poi l’arrivo a Santiago. Quando non importa sapere perché ma sei lì!

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  • Lucia

    4 Febbraio 2015

    Grazie a voi!
    Amisaba, faccio un lavoro che ha a che fare con le parole (altrui).
    E questa volta c’erano le mie (finalmente).

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  • 4 Febbraio 2015

    che meraviglia, ribadisco dopo un visita in Cina, el Camino… me gustaria 😉

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  • 5 Febbraio 2015

    Non sei tu che fai il cammino, ma il cammino che fa te.

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  • 6 Febbraio 2015

    Prima o poi devo farlo! Mi ispira moltissimo questa esperienza!

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  • 7 Febbraio 2015

    Capolavorto di post, capolavoro di viaggio. L’ho riletto tre volte.

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  • goodnightandtravelwell

    12 Febbraio 2015

    Un bellissimo post. Hai trasmesso tantissime emozioni e sensazioni. E’ un’esperienza che medito sempre di fare ma che poi finisco sempre per accantonare perchè a livello “sportico” sono veramente pessima e perchè, da maniaca del controllo e della pianificazionie, mi viene sempre un po’ l’angoscia. Però prima o poi vincerò le mie paranoie…e proverò a farlo (almeno un pezzetto).

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  • Lucia

    23 Marzo 2015

    Grazie! Mi fa tanto piacere leggere che le mie emozioni “sono passate”!

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